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Dal Soave all’Etna, da Colli Euganei al Vulture, dai Campi Flegrei al Vesuvio, dai Monti Lessini a Pitigliano: Italia leader mondiale dei “vini vulcanici”, che, da “International Volcanic Wine Conference”, lanciano l’idea di un “Volcanic Wine Brand”

Distinguersi, in un mercato del vino sempre più affollato, è una priorità. Trovare una chiave per raccontarsi al mondo, e catturare l’interesse dei consumatori, subissati da un’offerta monstre, è fondamentale. Ed è anche in questo senso che si muove “Volcanic Wines International”, associazione che mette insieme tutti i più importanti territori vulcanici del vino del mondo, guidato dal Master Sommelier canadese John Szabo, tra i massimi esperti mondiali di questa peculiare declinazione vitivinicola ed autore del libro “Volcanic wines: salt, grit and power”. Territori vulcanici che sono stati al centro della prima “International Volcanic Wine Conference”, ieri a New York (www.volcanicwinesinternational.com), che, oltre a raccontare a trade ed appassionati i vini dei vulcani del mondo, ha iniziato a far lavorare Paesi e territori alla creazione di un marchio, una sorta di “Volcanic Wine Brand”, capace di definire come “categoria” i vini prodotti in alcune delle più estreme condizioni viticolturali del mondo, e che punta ad affermare questo marchio nel mercato premium e dell’altra qualità.
E anche in questo percorso vinicolo, l’Italia è protagonista. Non solo per aver promosso questa chiave di lettura già dal 2009, con le prime edizioni di “Vulcania”, promosse dal Consorzio del Soave, che tutela uno dei territori più vulcanici più importanti d’Italia, e già pioniere nel mettere insieme le diverse realtà italiane di questo tipo. Ma anche perchè il Belpaese è capace di esprimere la maggiore varietà dei “vini dei vulcani” a livello mondiale, come emerso anche dalla rappresentanza, la più nutrita in assoluto, di cantine del Belpaese, che si sono messe in luce insieme a quelle di Cile e di Santorini, in Grecia, delle Balaton Highlands e di Tokaj, in Ungheria, delle Azzore, in Portogallo, e di Napa e Sonoma Valley e Lake County, in Usa.
Griffe italiane provenienti dal territorio di Soave e dei Monti Lessini (Cantina del Castello, Filippi, Inama, Montetondo, Vicentini, Vitevis, Prà, Suavia e Sandro de Bruno) e dall’Etna (Pietradolce, Benanti, Tascante di Tasca d’Almerita, Tenuta di Fessina, Torre Mora del gruppo Piccini), dai Colli Euganei (Maeli di Elisa Dilavanzo, Ca’ Lustra, Quota 101) a Pitigliano (Sassotondo), dalla Campania dei Campi Flegrei (Mastroberardino e Galardi) e del Vesuvio (Cantina del Vesuvio, Cantine degli Astroni, Cantine Matrone, Cantine Olivella e De Falco Vini, e dalla Basilicata del Vulture (Bisceglia e Regio Cantina), che rappresentano una sfumatura enoica in cui l’Italia delle mille diversità e storie da raccontare nel calice, si conferma potenza mondiale.

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