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CINA

Francia leader, in Cina, ma l’Italia del vino supera la Spagna tra i Paesi importatori

Secondo i dati delle Dogane, diffusi dall’Ice di Pechino, ottima partenza nei primi 3 mesi del 2018
Italia
Parte con il botto il 2018 del vino italiano in Cina

È partito decisamente bene i 2018 per il vino italiano in Cina: secondo i dati delle dogane del Paese asiatico, riportati dall’Ice di Pechino, le esportazioni di vino italiano nei primi 3 mesi dell’anno sono cresciute del 62,8% in valore, toccando i 55,6 milioni di dollari, con il Belpaese che ha così superato la Spagna (+38%, per 52,9 milioni di dollari), ed è ora l’importatore n. 4 per quota di mercato, pari al 7% (sul 5,8% del 2017). Leader assoluta, e ancora lontanissima, ovviamente, rimane la Francia, con 282 milioni di euro nei primi tre mesi, in crescita del 16,6%, ma con una quota di mercato scesa dal 41% del 2017 al 35% del 2018, a vantaggio, soprattutto, dell’Australia, che ha visto la suo quota passare dal 23,5% al 28,2%, per 223,3 milioni di dollari ed una crescita del 62,8%. Sul podio degli esportatori di vino in Cina, al terzo posto si conferma il Cile, con 96,6 milioni di dollari, una crescita del 34% ed una quota di mercato stabile, al 12%.
Un quadro positivo, dunque, come positivo è, nel complesso, l’andamento delle importazioni di vino in Cina, cresciute del 35,9% nei primi 3 mesi dell’anno, per un valore complessivo di 792 milioni di dollari. Per coltivare questa crescita, ora, il vino italiano, come dicono tutti gli operatori, deve puntare soprattutto sull’educazione dei consumatori, oltre che sul commercio, anche attraverso l’e-commerce, canale sul quale si possono sviluppare entrambe le funzioni.
E come è, di fatto, nei piani, tra gli altri, dell’Ice (che nel 2018 investirà in Cina 3 milioni di euro nella campagna istituzionale “Italian Wine - Taste the Passion”), e di Vinitaly, come spiegato a WineNews dal presidente di Veronafiere Maurizio Danese: “in Cina siamo già presenti con Vinitaly International, e attraverso l’Ice ci proponiamo sempre di più come piattaforma per sviluppare un mercato che ora è davvero pronto per il vino italiano”. E i numeri sembrano iniziare a dimostrarlo.

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