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“Il vino locomotiva dell’agroalimentare, anche grazie allo sforzo di aggregazione che sta facendo in vista di Expo e con il “Testo Unico”. Il messaggio di apertura del Congresso Assoenologi. Riccardo Cotarella: “per crescere ci serve più cultura”

“Un tema suggestivo, quello del Congresso n. 69 di Assoenologi, perchè raccontare il vino non è solo conoscere i mille segreti del prodotto, ma anche approfondire la storia che fa unico un vino, frutto di un terroir, ma anche della conoscenza dell’uomo. Bettino Ricasoli è stato fondamentale per il Chianti, così come Cavour per la viticoltura piemontese di qualità. Ma ci sono tante storie di persone meno celebri che fanno quella della vino. Raccontare il vino è raccontare la storia di persone che hanno cambiato in meglio, come i ragazzi di San Patrignano, a cui va il mio plauso”. Con queste parole, firmate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e lette dal direttore generale Giuseppe Martelli, ha preso il via il Congresso Nazionale di Assoenologi (www.assoenologi.it), dall’1 al 4 giugno, a San Patrignano, la più grande comunità di recupero per tossicodipendenti d’Europa, da ”cui arriva un grande messaggio, quello che le sfide, anche quelle difficili, si possono raccogliere e vincere, come ci insegnano questi ragazzi”, ha ricordato il presidente di Assoenologi Emilia Romagna, Alessandro Zama.
Ad intervenire, con un video messaggio, anche il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina: “ringrazio Assoenologi per il lavoro fatto fin qui, e per la collaborazione messa in campo in vista di Expo 2015. Collaborazione che è e sarà fondamentale per tutto il vino italiano; abbiamo una grande occasione davanti. Il vino è una delle chiavi di volta dell’agroalimentare e dell’economia del Paese. Ci sono occasioni formidabili su cui ragionare insieme, dall’Ocm vino alle risorse disponibili da qui al 2018, e, ovviamente, Expo. E, non a caso, il presidente Cotarella, è presidente anche del Comitato scientifico di Expo per il vino. Verranno 140 Paesi che animeranno un confronto vero sull’alimentazione del futuro. Ma se l’Expo è la cosa più eclatante, c’è anche un ”quotidiano” su cui lavorare per accompagnare il vino: possiamo migliorare i numeri già importanti del settore, dobbiamo sviluppare più possibile gli strumenti a disposizione, semplificare il più possibile la burocrazia, come stiamo facendo anche con “campolibero”, e con il “testo unico del vino”, vogliamo che la Pubblica Amministrazione sia un soggetto amico, non avversario”.
“Sempre più sento raccontare del grande successo del vino - ha aggiunto Mario Guidi, presidente di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme - ed è facile immaginare come sia un unicum nel campo dell’agricoltura. Il vino è, forse, l’unico prodotto di grande successo del comparto agricolo per come è strutturato. Ma il vino è stato settore meno sovvenzionato di tutti, eppure è il più forte. Ma non possiamo considerarci paghi dei successi del vino. La crisi ci deve insegnare che il futuro non è mai già conquistato, ci sono Paesi non europei, che hanno capacità produttive e promozionali, forse, anche più forti della nostra. Forse oggi siamo più pronti a collaborare, lo dimostra l’intesa che quasi tutte le organizzazioni, agricole e di filiera, hanno raggiunto nel lavorare al ”testo unico” del vino. Che è un modello che stiamo esportando in altri settori, ognuno rinunciando a qualcosa, perchè si sente il peso della responsabilità di metterci assieme. Lo deve fare il Paese, questo sforzo, e un occasione importante è l’Expo, che deve durare molto più dei 6 mesi di evento”.
“Il vino è la locomotiva dell’agroalimentare del Paese – ha sottolineato Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura della Camera - siamo a 5 miliardi di export di vino su 32 totali. Siamo davanti ad un miracolo importante con il testo unico, con organizzazioni che fanno discutere la politica su una proposta unitaria, vogliamo tagliare lacci e lacciuoli che obbligano i produttori alla scrivania per troppo tempo. Abbiamo visto che, rispetto ad altri Paesi, come la Francia, abbiamo carico burocratico molto pù pesante, dobbiamo fare semplificazioni senza abbassare l’attenzione per non consentire a chi vuole approfittare con la contraffazione. Per il 12 giugno è previsto l’avvio dell’iter legislativo di questa disciplina unica del vino, con l’audizione delle organizzazioni. Vogliamo seguire questo percorso anche con il decreto “campolibero”, e con altre misure a favore del sistema agroalimentare, dei giovani e dell’internazionalizzazione. Il tutto per arrivare ad Expo, un evento che non può essere compromesso. Expo non è una fiera, noi siamo chiamati in 6 mesi a raccontare il nostro sistema agroalimentare, in un evento dove con tutto il mondo si parlerà di nutrizione di buone pratiche. Per questo il vino ha uno spazio particolare, perchè rappresenta il nostro Paese e il percorso che ha fatto. Vorrei che da qui al 2015 facessimo queste riforme che ci siamo promessi, perchè il sistema agroalimentare, e il vino in particolare, abbiano la consapevolezza di ciò che rappresentano. E dovremmo lavorare al vino come patrimonio culturale del Paese, anche con dispositivi di legge ad hoc, come stanno facendo in Francia o in Spagna”.

Focus - L’intervento del Presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “per far crescere il vino e gli enologi, dobbiamo fare crescere la nostra cultura”
“La nostra attività è sempre più difficile, se non cresce la nostra cultura. A non essere vocati al vino non erano i territori, ma i popoli che li abitavano, e l’Emilia Romagna, oggi è un esempio di questo: con i suoi vecchi terreni e vecchi vitigni, è una delle Regioni più in spolvero. È cambiata la mentalità, dei produttori, e di noi enologi”.
“Ma parliamo di San Patrignano. Quando si è deciso di fare qui il Congresso, in tanti mi hanno chiesto ”perchè”? Io ho risposto che “Sanpa” non si può spiegare a parole, va toccato con le proprie mani, visto con i propri occhi. È bello, caldo, umano, spettacolare. Ed è così tutti i giorni, nella sua normale quotidianità, che ci sia il Congresso degli enologi o una gara di Briscola. “Sanpa” non è al top, è “over the top”. Perchè? Perchè qui convivono due fattori che difficilmente stanno insieme, perchè sono quasi in contrapposizione: la ricerca spasmodica, esasperata, del perfezionismo, e il cuore, che messi insieme sono una miscela esplosiva, una propulsione che porta a risultati che da fuori sembrano eclatanti, ma da dentro, e sono 17 anni che ci sto, ci sembrano normalissimi. Abbiamo visto migliaia di persone, qui, guarire, e passare dal vivere un percorso di autodistruzione, ad essere maestri di vita. ”Sanpa”, oggi specialmente, è una famiglia, con i suoi momenti difficili, ma con un affetto che fa superare tutto. Abbiamo ruoli diversi, ma qui siamo tutti uguali, da Gianmarco e Letizia Moratti che sono il sostegno della comunità, all’ultimo ragazzo entrato ieri, non esiste il lei, ma solo il tu”.
“Tornando a parlare del vino, dobbiamo dire che non ci sono segnali positivi, per noi, del passaggio della crisi, il calo dei consumi interni, per esempio, continua. C’è poi il problema del recupero dei crediti. C’è il problema di gente che delinque nel nostro settore. Si dice ”non sono produttori”, ma all’estero questo non importa, al resto arriva il messaggio di un Italia che ogni tanto sbaglia. Poi c’è la crescita dei competitor, non solo nuovo mondo, ma anche di quelli storici, come Francia, e Spagna. Che, però, in qualche caso, hanno poi gli stessi problemi.
E allora cosa deve fare l’enologo? I vini buoni è ovvio e dovuto, e molti enologi lo fanno, diversamente la crescita qualitativa che abbiamo visto non ci sarebbe stata. Ma l’enologo deve fare prima di tutto incetta di cultura, che vuol dire mille cose. Quella che dobbiamo acquisire è la cultura del sapere, del conoscere, del progettare e del fare. Pochi progetti come i nostri cominciano dalla fine, perchè per noi l’ultimo anello della catena è quello di riferimento, cioè il consumatore, il mercato, che è il giudice unico dei destini delle nostre aziende. Noi dobbiamo acculturarci su di lui, capendo che è diverso da zona a zona, da città a città, da Paese e Paese. Siamo noi che dobbiamo andare da lui, siamo noi tecnici che dobbiamo andare e conoscere tutto: usi, costumi, tradizioni, storia, attrarre la gente a noi, ai nostri vini, e se non conosciamo le loro abitudini culinarie, le loro usanze e le influenze religiose sul vino, non possiamo farlo. I francesi, per esempio, stanno preparando vini kosher per i mercati ebraici, perchè in Israele, per religione, quest’anno le piante devono riposare, e non si produrrà vino. Quanti di noi lo stanno facendo? Dobbiamo conoscere, per questo qui abbiamo chiamato persone che percorrono le strade del mondo ogni giorno, produttori storici che hanno fatto e faranno la storia dell’Italia del vino, ma anche forze nuove che possono portare un vento di freschezza e di innovazione, con competenze da altri settori. Ma dobbiamo conoscere anche i nostri competitor e quello che fanno, e ovviamente siamo partiti dalla Francia, per capire il percorso che fanno”.

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