Nella denominazione della Vernaccia, vaso di coccio bianchista tra i vasi di ferro rossisti della Toscana enoica, senza dubbio brilla Elisabetta Fagiuoli e la sua cantina, interprete magistrale del territorio di San Gimignano. Un’avventura enologica cominciata nel 1965, che ha condotto Montenidoli, 24 ettari di vigneto per una produzione complessiva di 100.000 bottiglie, a rappresentare, senza se e senza ma, una delle più autentiche e coerenti realtà di tutta l’enologia del Bel Paese. A definire l’identità e l’originalità della produzione bianchista di Montenidoli, tre distinti modi di “sentire” la Vernaccia: “Tradizionale” (macerata sulle bucce come, appunto, vuole la tradizione), “Fiore” (ottenuta da mosto fiore e affinata in acciaio), “Carato” (vinificata e invecchiata per 12 mesi in legno). Un caso raro di assoluto rigore interpretativo, in cui i vini stessi sono i testimoni di un lavoro quasi “filologico”, che ha caratterizzato il proprio percorso non cedendo mai alle mode passeggere, alle facili lusinghe del mercato o a contraddittorie mediazioni. La Vernaccia Carato Riserva 2016, il cui nome fu suggerito da Luigi Veronelli a sottolineare da un lato il legame con la tradizione dei “caratelli” toscani e dall’altro il suo essere vino prezioso, è davvero un cavallo di razza dal naso iodato e floreale e dalla bocca solida e reattiva, quasi salata, dal finale tipico di mandorla fragrante.
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