Tutti i 20 ettari a vigneto di Poggio di Sotto sono iscritti al registro del Brunello e, quindi, il Rosso di Montalcino “nasce successivamente, durante l’affinamento, da una selezione volontaria di un vino che potrebbe a tutti gli effetti essere Brunello”, come spiegano dall’azienda. La vinificazione avviene in tini di legno, con fermentazioni spontanee e macerazioni molto lunghe. L’affinamento ha luogo in botti di rovere da 30 hl per 22 mesi. Il Rosso di Montalcino di Poggio di Sotto, in effetti, assomiglia molto al suo fratello per eleganza e struttura, cui però si aggiunge una vena acida protagonista, che sostiene il sorso. La versione 2018 profuma di fiori rossi con un tocco di pepe e ricordi ematici; al sorso è vellutato e gentile nell’aderenza, bilanciando il calore e la spiccata acidità, e chiude al sapore di piccoli frutti rossi di bosco e note agrumate. I grappoli che compongono questo Rosso (e, come dicevamo, anche i restanti vini di Poggio di Sotto) provengono da vigne biologiche poste fra 190 e i 440 metri di altezza, le cui piante poggiano su terreni diversi, a seconda dell’altitudine: galestro in basso, in mezzo argille rosse e sulla sommità della collina argille compatte. Questa varietà di suoli, insieme agli oltre 180 cloni di Sangiovese piantati a partire dagli anni Settanta, compongono una interessante varietà di sfumature, potenziate dalla vocata posizione di Poggio di Sotto: fra Sant’Antimo e l’Orcia.
(ns)
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