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“Se il mutamento di un paesaggio è morbido, anche per ragioni economicamente serie, perché no. Non ho visto violenza in Langa: è come se ci fosse accordo tra bosco che si ritrae e parte coltivata dall’uomo”. A WineNews il paesaggista Tullio Pericoli

Italia
Le Langhe viste da Tullio Pericoli

“Se il mutamento di un paesaggio avviene in maniera “morbida”, anche per ragioni economicamente serie, perché no, a patto che non vi siano deturpazione o violenza. Non ho visto violenza nel paesaggio di Langa: il mio occhio da esterno, ma forse chi è nato qui conosce cose che io non so, ha visto un paesaggio morbido, in cui è come se ci fosse sotto una sorta di accordo e consenso tra un bosco delicatamente ritratto e la parte coltivata dalla mano dell’uomo, pur avendo questa, com’è normale, una presenza maggiore. Ma chi ha vissuto qui, negli anni passati, ha probabilmente visto e sa che è avvenuto qualcosa di più forte. Visivamente oggi, questo contrasto è dolce ed armonico. L’invasione del cemento c’è, indubbiamente, come sottolinea Angelo Gaja, ma io vengo da un paesaggio altrettanto bello come quello delle Marche ma molto più deturpato”. Parole, a WineNews, di Tullio Pericoli, uno dei più grandi pittori paesaggisti viventi, legato alle Langhe grazie all’amico Giorgio Bocca, “con il quale venivamo spesso insieme qui. Mi ha fatto scoprire lui questa terra, dove sua figlia ha una Tenuta e produce vino. I miei viaggi si sono interrotti con la sua morte, ma poi sono ripresi grazie all’amicizia con Angelo Gaja, ed è stato come riscoprire qualcosa che avevo amato senza accorgermene”. 
Dal 22 settembre al 26 novembre, la sua arte racconta proprio questa terra: 85 opere esposte nella mostra personale “Le colline davanti” nella Chiesa di San Domenico di Alba, chiamato dallo stesso Gaja e dall’Enoteca Regionale Piemontese Cavour, in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, per dipingere le colline delle Langhe-Roero e Monferrato ed i vigneti del Barolo e del Barbaresco, Patrimonio dell’Unesco. Nonostante non sia langarolo, Pericoli è riuscito a cogliere le caratteristiche di questa terra e di chi la vive e lavora ogni giorno, “con una lettura non oggettiva, ma molto personale. Per fortuna le due cose hanno in parte coinciso”.
“Per dipingere un paesaggio bisogna prima amarlo: così è accaduto a me con le Langhe”, ha detto Pericoli, riprendendo le parole di un pittore cinese, raccontando il suo nuovo lavoro, nel vernissage, di scena il 23 settembre, all’Enoteca di Grinzane Cavour. “I vostri contadini non si sono resi conto che invece di arare, hanno sempre dipinto”. Sollecitato da Mario Calabresi, direttore de La Repubblica, l’artista ha raccontato l’incontro con Gaja: “Angelo mi ha detto: “Pericoli, gradirei molto che il nostro paesaggio la ispirasse”. Così sono venuto a Barbaresco e ho cominciato a guardarmi intorno. Sono alla ricerca dei misteri della terra e della punta della matita. A Bocca del paesaggio non interessava granché. Comprava il vino. Ricordo però il suo volto: quando arrivavamo qui cambiava, si rilassava”. È solo dopo l’incontro con Gaja che Pericoli decide di “venirlo a vedere bene questo paesaggio. Alberto Serra mi ha scorrazzato in giro per le colline in moto - ha continuato il maestro - mi sono detto: sì, mi piace. È un paesaggio bello. Leopardi diceva che un paesaggio è bello quando coincide dentro di noi con qualcosa che consideriamo bello: le proporzioni, le simmetrie, le corrispondenze. Così le Langhe mi sono entrate dentro come una cosa bella. Per due anni ho avuto il paesaggio in testa: ora mi è dentro, lo amo e mi rimarrà per sempre”.
Calabresi ha fatto notare come nei dipinti del maestro “manchi la presenza dell’uomo, ma in realtà ci sia perché sono paesaggi coltivati dall’uomo. Pericoli ha avuto pazienza: si è prima innamorato del paesaggio, poi l’ha dipinto”. Claudio Cerritelli, critico e docente di Storia dell’Arte, ha commentato: “per Pericoli il paesaggio è un pretesto. Lui insegue fantasmi naturalistici. La sua pittura è un’infinita scrittura fatta di palpiti e di emozioni: si sente il paesaggio che preme da sotto. Tutti i suoi paesaggi sperimentano la tensione del pensiero”.
Ad Angelo Gaja, infine, il compito di una lezione di storia vitivinicola che ripercorre gli ultimi 150 anni in Piemonte: dalla tragedia della filossera alla meccanizzazione, sino all’attuale cambiamento climatico. “Da Mondovì a Tortona, è un paesaggio straordinario. Gli stranieri hanno un incantamento da queste colline. Anche Pericoli ha scelto di percorrerle in moto: voleva sentire il rumore e l’odore dell’aria. Ci sono delle minacce per queste colline? Dobbiamo farci questa domanda. La politica deve occuparsi anche del turismo. È necessaria una consapevolezza maggiore degli agricoltori per le coltivazioni resilienti. Ci sono eventi con numeri di visitatori troppo alto: vogliamo un turista non per caso, vogliamo turisti consapevoli. La nostra Langa ha bisogno di questo turismo. Viviamo in un posto magico, abbiamo un pezzo di bellezza che va conservata prima di tutto per noi”.

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