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VINO E CRISI COVID-19

“Si sblocchino le misure per la liquidità alle aziende”: l’appello dei produttori di Toscana

Il presidente Avito, Francesco Mazzei scrive alla Regione. Ma è una richiesta che vale per tutta l’Italia del vino
CANTINE, EMERGENZA CORONAVIRUS, ITALIA, TOSCANA, vino, Italia
Francesco Mazzei, presidente di Avito

“Il decreto Cura Italia e l’ultimo decreto liquidità sulla carta sono positivi ma devono avere i termini dell’urgenza - sia in termini di procedure, sia in termini di dotazione delle risorse - per consentire alle nostre imprese di superare questo momento. Le aziende vitivinicole toscane, senza gli indispensabili introiti garantiti dalle vendite di vino e dall’attività̀ di accoglienza, si trovano a fronteggiare già̀ adesso una forte crisi di liquidità, mettendo a rischio non solo i propri bilanci, ma anche e soprattutto la propria sopravvivenza”. L’appello, che arriva dalla Toscana ma vale per tutto il vino d’Italia, arriva da Avito, l’associazione che rappresenta 22 consorzi del vino della Toscana e un fatturato totale superiore ad 1 miliardo di euro (11% del totale nazionale), di cui oltre la metà all’export, e quasi 100.000 addetti, guidata dal produttore Francesco Mazzei, che ha indirizzato il messaggio all’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi. Un appello di carattere regionale, dunque, ma che idealmente vale per tutta l’Italia del vino.
“L’emergenza epidemiologica, il susseguirsi delle disposizioni di lockdown, la chiusura totale del canale Horeca e il conseguente clima di sfiducia e preoccupazione, hanno portato ad un forte e progressivo rallentamento degli ordini di vino, con gravi ripercussioni sul mercato nazionale e su quello internazionale”, spiega Mazzei, accendendo anche un importante “campanello d’allarme” sul turismo: “la situazione è aggravata dal blocco totale dei flussi turistici che sta avendo conseguenze importanti anche sul settore vitivinicolo di una Regione fortemente vocata come la Toscana. Le aziende vedono azzerarsi anche gli introiti spesso molto significativi provenienti da attività enoturistiche, agrituristiche e di vendita diretta, con ulteriori evidenti conseguenze nei flussi di cassa e nel deterioramento del quadro economico e finanziario”.
Le attività in vigna e in cantina, però, vanno avanti, i costi rimangono mentre i ricavi da vendite si stanno fermando e la stagione turistica, che notoriamente vede il suo inizio in questo periodo dell’anno, si prospetta disastrosa. “Bisogna agire subito - scrive ancora Avito - dando corso alle iniziative messe in campo assicurandosi che siano dotate delle risorse adeguate. Serve una immediata e forte immissione di liquidità nel sistema, con uno snellimento della burocrazia troppo lenta. Gli istituti di credito, supportati dai fondi di garanzia, devono poter sbloccare immediatamente le risorse per le imprese vitivinicole, incluse quelle che non sono in bonis. Inoltre il posticipo delle scadenze fiscali e previdenziali, le moratorie sui mutui, l’accesso alla cassa integrazione in deroga devono avere un orizzonte temporale più ampio perché gli effetti della crisi non saranno solo nel breve periodo. Si deve ragionare sui 12/18 mesi ed è essenziale avere la proroga e la massima flessibilità degli investimenti - programmati con finanziamenti europei - senza perdere le risorse già previste. Un’ altra misura per garantire ulteriori finanze alle imprese potrebbe essere l’estensione dello strumento del pegno rotativo anche per i prodotti vitivinicoli a denominazione di origine destinati a lunga maturazione, anche questo a fronte di fondi di garanzia nazionali o regionali. Queste sono le misure necessarie con urgenza immediata poi, in una seconda fase, si dovrà progettare un forte piano di rilancio promozionale sul fronte nazionale e internazionale dove riteniamo indispensabile un intervento della Regione quale parte attiva nei confronti del Ministero e dell’Unione Europea”. “Una volta garantita la sopravvivenza delle aziende con le giuste misure - conclude Mazzei - resta essenziale che le risorse di promozione non utilizzate nel 2020 vengano congelate fornendo la possibilità di destinarle a programmi validi per il 2021, in modo che non vadano perse e così da poter agire al meglio quando l’emergenza sarà finita e arriverà, per il Paese e per il nostro settore che è una delle grandi eccellenze, il momento della meritata ripresa”.

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