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LA SICILIA CONTINENTE ENOICO

Tra storia e ricerca, da Sicilia en Primeur, l’Isola prepara l’“assalto al cielo” del vino italiano

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ai produttori: “il vino esempio per questa terra”
Italia
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, con Alessio Planeta, Antonio Rallo e Lucio Tasca d'Almerita, esponenti della famiglie che hanno acceso il "Rinascimento" del vino di Sicilia

Deve puntare sulle sue “radici e le sue ali” il vino siciliano, ovvero sulla sua storia e sulla ricerca scientifica aperta al futuro, per preparare l’“assalto al cielo” all’enologia italiana e non solo, e consolidare nei mercati del mondo il successo costruito negli anni, in un rinascimento enologico che ha portato la Sicilia ad essere una delle realtà italiane di maggior successo, ma che ha ancora una lunga strada da percorrere prima di potersi dire compiuto. È con questi pensieri che, da Palermo a Sicilia En Primeur, edizione n.15 (6-7 maggio, www.assovinisicilia.it), si sono accesi i riflettori sul “continente enoico” per eccellenza del panorama del vino italiano, da Menfi a Vittoria, da Marsala a Milazzo, dall’Etna a Pantelleria. A partire da una vendemmia 2017 che non nasconde le sue caratteristiche di eccezione rispetto all’andamento complessivo della raccolta nel resto del Belpaese.
“Palermo, che ospita Sicilia en Primeur, sta per diventare capitale della cultura italiana dopo essere stata, per anni, “capitale della mafia”, un bel passo in avanti direi - ha sottolineato il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando - e la Sicilia ha imparato a pensare prima alla cultura e poi all’economia in un percorso virtuoso che non lascia nessuno escluso. Una lezione che il mondo del vino dell’Isola aveva già fatto sua, coniugando le radici e le ali delle sue vicende, e cioè la sua storia antica e il suo sguardo aperto al mondo contemporaneo. Questo presuppone anche un passaggio dalla quantità alla qualità che spero porti Palermo, la Sicilia e la sua enologia ad alzare i prezzi dei propri prodotti”.

“Le parole del Sindaco del capoluogo isolano ribadiscono gli intenti di Sicilia En Primeur, per la nostra bella isola - spiega Alessio Planeta, presidente di Assovini Sicilia - promuovendone lo sviluppo culturale che, inevitabilmente, si traduce anche nell’esaltazione del patrimonio enogastronomico”.

Ma l’edizione n. 15 di “Sicilia En Primeur” ha lanciato anche una nuova iniziativa. Per la prima volta diventa protagonista anche la scienza e la ricerca, con lo scopo di fare il punto sulle più recenti scoperte e ricerche sulla Sicilia del vin in merito alla sua storia, alla sua ampelografia, alla sua viticultura, alla sua enologia ed alla sua economia
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“Un’occasione per fare il punto della situazione - ha sottolineato Alessio Planeta - sugli studi e sulle ricerche in campo scientifico, ambiti sempre più indispensabili per essere competitivi sui mercati di tutto il mondo, e segnali della volontà di rispettare l’ambiente ed esaltare le nostre tradizioni”.
Ecco allora il “Sicily Wine Science Show”, dove sono state presentate ricerche selezionate ad hoc: uno studio delle popolazioni di lieviti in Sicilia e selezione di nuovi ceppi, la variabilità genetica del vigneto Sicilia inter e intra-varietale, uno studio sul Marsala Vergine Doc e il suo riposizionamento sui mercati e lo studio sui conci preistorici siciliani ritrovati sul monte Kronio, a Sciacca, una scoperta quest’ultima che retrodaterebbe di almeno duemila anni la storia della viticoltura nel bacino del Mediterraneo.
“Il rapporto tra la Sicilia e la scienza è molto antico, basta pensare ad Archimede e la sua invenzione della vite senza fine, che ritroviamo oggi in tutte le diraspatrici, per esempio - ha osservato Maurizio Gily divulgatore scientifico - lo studio dell’Università di Milano sulla variabilità genetica del vigneto Sicilia mette in rilievo che nell’isola il materiale proveniente dall’Oriente si sarebbe mischiato con quello già presente, evidenziando che in Sicilia ci sarebbe stata una differenziazione secondaria, rispetto a quella che siamo abituati a conoscere originata tutta da materiale genetico proveniente esclusivamente dall’Oriente. Interessante anche lo studio dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino sulla conservazione del patrimonio genetico presente nell’isola, uno studio che potrebbe aprire la strada a qualche nuovo vino ottenuto dalle 75 varietà locali non tutte, evidentemente, ancora vinificate”.
Ha carattere decisamente rivoluzionario “lo studio dell’Università del South Florida e dell’ateneo di Catania sui ritrovamenti preistorici di tracce di vino, addirittura di prolina e acido siringico - ha concluso Gily - prove della vinificazione di rossi, risalenti a 5.000 anni fa, ad indicare che si faceva vino prima dell’arrivo dei Greci nella Penisola, una scoperta straordinaria”.

Intanto, proprio la vendemmia 2017 potrebbe rappresentare una decisa sorpresa qualitativa nel panorama enologico italiano, prima di tutto perché “la Sicilia è diversa dalle altre Regioni produttive italiane - ha affermato Planeta - e come nel 2002 accadde qualcosa di diverso da quello che era accaduto nel resto dello Stivale, così nel 2017 è successo un po’ lo stesso”.
“L’anno dei record climatici europei ed italiani, ha lasciato il segno anche nella storia della climatologia siciliana. In Italia, l’assenza prolungata di precipitazioni, alcune situazioni di siccità e le temperature molto alte in estate hanno sollecitato fortemente l’agricoltura - ha illustrato Mattia Filippi di Uvasapiens - fortunatamente, la viticoltura siciliana convive da millenni con queste condizioni ambientali e climatiche, che caratterizzano il bacino del mediterraneo. Se in Italia il 2017 è stato il sesto anno più caldo di sempre e il più secco registrato dal 1800 con deficit pluviometrici del 27%, in Sicilia si è chiuso l’anno con dei bilanci idrici nella norma rispetto all’ultimo trentennio in gran parte della Regione”.
Ma la Sicilia è stata anche “una delle poche regioni italiane non interessata - ha rilevato Filippi - da perdite di produzione legate alle gelate primaverili. Certo, la vendemmia 2017 sarà ricordata soprattutto per l’estate, di nuovo molto calda come non era più accaduto dopo il 2012 ed ai livelli massimi delle serie storiche già raggiunti nel 2003 e “le influenze sulla produzione siciliana sono state sensibili sotto il profilo produttivo con dati medi di -25% rispetto al 2016 - ha continuato l’enologo - praticamente in linea con il calo del 22% a livello italiano, che comunque è stata la nazione con meno produzione rispetto alla media di -13% in Europa”. Ma a garantire un andamento tendenzialmente positivo anche in queste condizioni critiche è stata fondamentale anche la presenza nell’isola di varietà particolarmente “abituate” a questi rigori. Grillo e Catarratto, ma anche Nero d’Avola per esempio, hanno saputo resistere molto bene “alle sollecitazioni meteo-climatiche di agosto”, ha concluso Filippi.

Anche sul fronte dei risultati numerici della giovane Doc Sicilia le cose stanno marciando a ritmi invidiabili. “La Doc Sicilia è l’unica denominazione italiana che abbraccia un’intera Regione - ha spiegato Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia - e la Sicilia rappresenta un potenziale produttivo tre volte superiore alla Nuova Zelanda e uguale a quello del Sud Africa e della Germania”. Ma non solo. “I viticoltori aderenti alla denominazione sono 7.295 (dato 2017), per 30 milioni di bottiglie prodotte”. Un fenomeno che, evidentemente, lascia intendere quanto il nome “Sicilia” sia determinante ai fini della comunicazione commerciale con la possibilità, però, che funga da grande “contenitore” per le altre denominazioni che, in futuro, potrebbero diventare, delle vere e proprie sottozone dall’Etna al Cerasuolo di Vittoria, quest’ultima l’unica Docg della Sicilia.

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