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“Verso una nuova alleanza tra genetica e vite”: è questo, secondo molti, il futuro della viticoltura italiana e mondiale. E non vuol dire Ogm. Il 4 marzo il gotha della ricerca, con produttori ed istituzioni, si confrontano a Susegana (Treviso)

Italia
Il futuro della viticoltura è nella ricerca genetica come sostiene da tempo Attilio Scienza

Che la ricerca genetica sia il futuro della della viticoltura italiana e mondiale c’è chi lo sostiene da tempo, come, tra gli altri, il professor Attilio Scienza, docente all’Università di Milano e tra i massimi esperti al mondo della materia, che a più riprese, su WineNews, nei mesi scorsi, ha rilanciato sull’importanza di studiare nuovi vitigni più resistenti alle malattie, “per arrivare ad un vino davvero “bio” e di qualità”. Senza ricorrere agli Ogm, ma con la tecnica del “genoma editing, mutuata dalla medicina umana - spiega Scienza - con la quale, in estrema sintesi, non si fa altro che accelerare il processo di selezione naturale di varietà di uva più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici, senza alterarne le qualità organolettiche, che consentirebbero così un minor uso di agrofarmaci, trattamenti e così via, con ricadute positive sull’ambiente, sulla salute di chi vive e lavora in vigna, e ovviamente anche sull’economia delle aziende”.
Tematica fondamentale che sarà al centro di “Verso una nuova alleanza tra genetica e vite”, convegno di scena a Susegana (Treviso), il 4 marzo, promosso dal Crea - Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano e Valdobbiadene, dove si farà il punto della situazione, presentano i risultati di studi già compiuti e di altri ancora in fase di sviluppo, con alcune delle personalità più importanti della ricerca e della produzione del vino in Italia: dallo stesso Attilio Scienza a Vasco Boatto (Università di Padova), da Mario Pezzotti (vicepresidente Società Italiana Genetica Agraria) a Riccardo Cotarella (presidente Assoenologi), da Diego Tomasi a Salvatore Parlato (direttore e commissario straordinario Crea), passando per Domenico Zonin (presidente Unione Italiana Vini) a Paolo De Castro (Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento Europeo), da Cinzia Scaffidi (Slow Food ) a Stefano Masini (Responsabile Area Ambiente e Territorio Coldiretti), e a produttori del calibro di Angelo Gaja e Oscar Farinetti, che è stato anche il promotore, qualche anno fa, del progetto “Vino Libero”, tra gli altri. E ci sarà anche il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che nella Legge di Stabilità, ad inizio anno, ha inserito uno stanziamento di 21 milioni di euro per quello che è stato definito “il più importante progetto di ricerca pubblica mai fatto in Italia su un argomento tanto attuale quanto delicato, come il miglioramento genetico attraverso biotecnologie sostenibili”, e che coinvolge tante filiere del nostro agroalimentare, compresa quella della vite.

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