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“La domanda è: perché ci abbiamo messo tanto a venire in Italia? È il posto giusto per parlare di vino”. Così a WineNews Valette, guida dei Masters of Wine per la prima volta in Italia: “mix di terroir, persone e varietà unico che avrà presto un MW”

Italia
Jean Michel Valette presidente Masters of Wine

“La vera domanda è: perché ci abbiamo messo tanto a venire in Italia? E’ il posto giusto per parlare di vino”. Così a WineNews Jean-Michel Valette, presidente dell’Institute of Masters of Wine, che riunisce i più grandi esperti del vino a livello mondiale, dal Simposio Mondiale a Firenze, fino al 18 maggio, con l’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi (www.istitutograndimarchi.it), per di scena la prima volta in Italia (www.mastersofwine.org). Che è la “culla dei vini”, con un mix vincente di elementi che la rendono unica al mondo: i terroir, le persone e la varietà, di vitigni, vini e storia. E che, presto, “avrà un suo Master of Wine”, che è proprio ciò che ancora le manca. Chi sono i Masters of Wine? Un’“organizzazione globale”, i cui membri svolgono diverse professioni nel mondo del vino, dai giornalisti ai produttori, passando per gli importatori, e che ha la mission di “promuovere l’eccellenza nel mondo del vino facendo circolare idee di eccellenza”.
La prima volta dei Masters of Wine in Italia: perché avete scelto il nostro Paese?
“E’ una domanda molto facile. La vera domanda sarebbe: perché ci abbiamo messo tanto a deciderci di venire qui in Italia. L’Italia è un posto meraviglioso per parlare dei vini. L’Italia è la culla dei vini. L’Italia è il posto giusto per parlare di questo”.
La vostra è un’organizzazione di base in Inghilterra, Paese che ha fatto la fortuna dei grandi vini francesi, dal Bordeaux allo Champagne. E’ possibile che questo oggi succeda per l’Italia?
“Prima di tutto ci tengo a dire che noi non siamo un’organizzazione britannica. Sì è vero, siamo stati fondati in Gran Bretagna, però siamo un’organizzazione globale: i nostri membri vengono da 26 Paesi diversi e abbiamo candidati di molti altri Paesi che diventeranno membri quando il loro percorso sarà compiuto. Presto avremo anche il nostro primo Master of Wine italiano. La missione del nostro Istituto è di promuovere l’eccellenza, l’interazione e la conoscenza sui vini. E l’Italia produce vini eccellenti ed è eccellente anche dal punto di vista dell’innovazione. I nostri membri sono coloro che guidano l’orientamento dell’Istituto, e svolgono diverse professioni nel settore del vino: alcuni sono giornalisti, altri produttori, altri ancora importatori. Noi non controlliamo cosa fanno i membri individualmente. Offriamo loro solo il luogo dove possano apprendere di più, interagire di più e migliorare la loro eccellenza. E’ una rete di informazione, vogliamo far circolare le idee di eccellenza. Per esempio una produttrice che è qui al Simposio può ricevere un’idea innovativa e portarsela a casa. O diffondere un nuovo modo di vedere il mondo: questa è la missione del nostro Istituto, un modo per riunire”.
I vini di qualità si producono ormai in tutto il mondo, dalla Francia all’Italia, ma anche in Australia, in California, in Sudafrica. Che cosa distingue i vini italiani da quelli del resto del mondo?
“È facile rispondere alla domanda come fanno alcuni: è il terroir dove si producono i vini. Ma la risposta è molto più complessa. Secondo me le persone hanno un ruolo particolarmente importante in Italia. Che ha una miscela vincente di tre elementi: il primo sono i luoghi, è vero, dedicati alla coltivazione ed alla produzione di vino; poi le persone che hanno una spinta all’innovazione che è essenziale; e la varietà, di vitigni, di vini e di storia che è solo italiana. Metti insieme questi tre fattori ed hai un potenziale prodotto che solo l’Italia può offrire”.

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