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VINO E CULTURA

Rinasce il vino di Leonardo da Vinci, realizzato secondo il “Metodo Leonardo”, il metodo del Genio

Progetto della Leonardo da Vinci, grazie a cui riapre il “Museo Ideale Leonardo Da Vinci” e nasce il “Museo Leonardo e il Rinascimento del Vino”

“Il vino, il divino licore dell’uva”: è così che, cinque secoli fa, Leonardo da Vinci, il genio italiano per eccellenza, parlava del vino, conferendo all’uva un ruolo quasi spirituale. Vino che, insieme ad arte, scienza, architettura era tra le sue passioni, al punto da studiarne, già allora, le tecniche di vinificazione, come racconta una lettera del 1515, al fattore del suo Podere di Fiesole. Quasi un trattato viticolo ed enologico, dove si indicano aspetti oggi dati per certi, ma all’epoca pionieristi, come l’ottimizzazione della qualità dell’uva, la concimazione della vite con sostanze basiche e la vinificazione in botti chiuse. “Conciosiacosache si voi et altri faciesti senno di tali ragioni, berremmo vino excellente”, scriveva Leonardo.
Indicazioni assunte come linee guida dallo staff tecnico, agronomico ed enologico della Leonardo da Vinci Spa per la definizione di un metodo che, grazie all’utilizzo delle moderne tecniche vitienologiche, permetta di realizzare l’obiettivo di Leonardo: ottenere prima uve, quindi vini di eccellente qualità. Ovvero, il “Metodo Leonardo”, un capitolato viticolo ed enologico, esclusivo e segreto, messo a punto con il supporto di un comitato scientifico di enologi e studiosi, come Alessandro Vezzosi, importante studioso di Leonardo Da Vinci, per l’indagine storico-culturale, e Luca Maroni, noto analista sensoriale che ha saputo tradurre le indicazioni di Leonardo nelle tecniche odierne. Da cui nasce una linea di vini che è solo una parte del progetto della Leonardo da Vinci dedicato a Leonardo, nei 500 anni dalla sua dipartita, nato da un lavoro di ricerca partito anni fa e ripreso nel 2017, per arrivare oggi alla sua prima presentazione al pubblico (con l’anteprima nazionale del documentario “Leonardo da Vinci e il vino”, e le ricette della chef stellata Cristina Bowerman ispirate a forme e visioni di Leonardo) per l’anno Leonardiano.
“Eravamo alla vigilia Expo 2015, con Luca Maroni, grande appassionato di Leonardo che stava riportando alla luce la vigna di Leonardo a Milano, che gli regalò Ludovico il Moro. Da lì nacque l’idea di non parlare solo della vigna, perché è evidente che chi ha una vigna produce vino, e lì scopri che Leonardo era un proprio e vero winemaker – spiega, a WineNews, SimonPietro Felice, ad Leonardo Da Vinci Spa - e l’idea è stata quella di portare alla luce questo aspetto di Leonardo, ancora poco conosciuto, per far innamorare le persone di Vinci, dei vini e dell’Italia. Leonardo - aggiunge Felice - era un antesignano dei suoi tempi: studiò il volo 300 anni prima che altri capissero come funzionava il volo degli uccelli e delle macchine, ed imparò come fare un buon vino 300 anni prima di altri che iniziarono a fare le stesse sperimentazioni. Quando ci approcciamo al suo genio dobbiamo avere un grande rispetto, non siamo capace di andare più avanti di lui, ma possiamo trarre sputo dai suoi insegnamenti per fare un vino che a lui oggi piacerebbe, e di cui Leonardo andrebbe fiero. E lui vorrebbe un vino che ricordasse bene il frutto da cui deriva”.
“Il metodo di Leonardo - spiega ancora Luca Maroni - è un susseguirsi di attenzioni mirate a due obiettivi fondamentali. Come diceva Leonardo nella sua lettera, la prima cosa fondamentale è quella di mettere la pianta nella condizione di trarre dalle sue stesse foglie le sostanze convenienti alla perfezione del grappolo. E questo già denota un’attenzione e una sensibilità straordinaria di Leonardo per la vitalità della vite. Non bisogna darle quello di cui ha bisogno, ma metterla in condizione di stare in un ambiente salubre e di essere autonoma ed indipendente. E poi il secondo indirizzo è quello enologico: Leonardo si lamenta dal fatto che durante il “bullimento, per aver condotta questa fermentazione a vasi discuoperti, tutto l’aroma se ne è fuggito con l’essenza”, e questo è un grave danno. Per questo Leonardo vuole un frutto integro, mantenuto intatto dal punto di vista ossidativo, vuole un vino pulito, che venga travasato di frequente. E quindi da questi indirizzi il metodo di Cantine Leonardo da Vinci è stato quello di selezionare ed applicare passo per passo nel capitolato gli insegnamento di Leonardo, e questo ha dato vita a vini straordinariamente piacevoli, in cui la fragranza del frutto primo è intatto, e la naturalità del processo è il denominatore comune che parte dalla ricezione dell’uva alla sua trasformazione”.
Ma questo è solo una parte del progetto culturale dedicato a Leonardo, e che, anche grazie al supporto della cantina Leonardo da Vinci, per la riapertura del “Museo Ideale Leonardo Da Vinci” - primo museo dedicato alla complessità di Leonardo, artista, scienziato, inventore e designer e al mondo del Leonardismo - a cui è stato collegato il “Museo Leonardo e il Rinascimento del Vino”, nuova struttura realizzata all’interno di Villa da Vinci, che documenterà e approfondirà i rapporti del Genio con l’agricoltura e il mondo vitivinicolo. Due nuovi modi per scoprire Leonardo, che apriranno al pubblico il 2 maggio.
Nato tra i vigneti toscani, a Vinci, nel podere di famiglia in campagna ad Anchiano, tra le passioni del più grande Genio italiano, dunque, c’era anche quella per il vino. Un legame, quello con il vino, che accompagna Leonardo dalle origini, quando nel podere del padre Piero coltivava un rapporto quotidiano con la sua produzione, e per tutta la sua vita, nel corso della quale il Genio del Rinascimento celebra in molti suoi scritti e disegni questo frutto della natura, simbolo di perfetto connubio tra un prodotto della terra e dell’intervento dell’uomo: è a Milano che realizza il sogno di possedere una sua vigna, grazie alla donazione di Ludovico il Moro, alla cui corte fu chiamato per dar vita a capolavori come l’Ultima Cena che si trova proprio a pochi passi dalla vigna nella Casa degli Atellani; in Romagna, al servizio del Valentino, Cesare Borgia, realizzò schizzi e disegni come quelli di un grappolo d’uva appeso e, soprattutto, la prima barrique, sua intuizione per la vinificazione. Perchè anche nel vino, Leonardo è stato geniale.

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