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VINO E TERRITORIO

Ciliegi, mandorli, cerri e non solo: Fontanafredda pianta alberi tra i filari, con “Bosco Vigna”

Il progetto-manifesto della storica cantina del Barolo, oggi di Oscar Farinetti, “dedicato ai vigneron di Langa”, in nome della biodiversità

Tornare a piantare alberi tra i filari, da frutto e non solo, guardando alle origini, o almeno da quando la viticoltura non vive solo di vigneti specializzati. Anche per dare un segnale, o meglio per “scrivere sulla terra”, in modo plastico, un Manifesto “sul futuro della nostra Terra, dedicato ai vigneron di Langa”. È il senso del progetto “Bosco Vigna”, che vedrà Fontanafredda, una delle cantina simbolo delle Langhe e del Barolo, tra i più bei vigneti in corpo unico di tutto il territorio, una vera rarità, con 120 ettari tutti a biologico, che proiettano nel presente la storia di una tenuta nata nel 1858 donata dal primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, a Rosa Vercellana, la sua amata “Bela Rosin” (come abbiamo raccontato in questo video), e ormai dal 2008 nella galassia imprenditoriale di Oscar Farinetti. Che ora, dunque, pianterà 150 alberi, forestali e da frutto, tra ciliegi, mandorli, melograni, susini, fichi, olivi, cachi, carpini, lecci, cerri e così via, disseminati tra i filari di vite. Un progetto che recupera il passato, guarda al futuro, ma si innesta sull’attualità, come raccontano da Fontanafredda, spiegando il progetto che WineNews è in grado di anticipare:negli ultimi giorni si sta dibattendo molto se autorizzare gli impianti dei vigneti di Nebbiolo da Barolo sui versanti esposti a Nord, quelli da sempre considerati i meno indicati dato il tipico clima delle Langhe. Oggi si ipotizza che il cambiamento climatico abbia reso buone per la viticoltura anche le esposizioni a nord. Forse sì, ma se prendiamo in considerazione già solo l’annata 2023, dove ci sono state forti problematiche di peronospora, la situazione sui versanti collinari a nord sarebbe stata ben peggiore, a causa della maggiore umidità di queste zone. È vero, il clima è cambiato, ma non possiamo affermare che il nord oggi è il nuovo sud. Per fare questo occorre una sperimentazione scientifica, che giustamente avrebbe senso fare. È legittimo il dibattito aperto dal Consorzio (che Winenews ha anche affrontato recentemente in un articolo e in un video, ndr), che ha ben operato in questi anni e che ultimamente ha messo sul piatto modifiche al disciplinare importanti, affidando la decisione alla maggioranza dei produttori, ma il cambiamento climatico non si contrasta inseguendolo o adeguandosi per continuare a produrre come prima. Lo si contrasta anticipandolo e cambiando modo di produrre”, spiega Fontanafredda. Che aggiunge: “a nord sono rimasti gli ultimi boschi o altre coltivazioni diverse dalla vite, mentre negli altri versanti la monocultura è ormai dominante a scapito della biodiversità delle Langhe. Come ospiti di questo territorio, dobbiamo farci “perdonare” la fortuna di vivere immersi in una natura così straordinaria, rispettandola e preservandone le sue caratteristiche tipiche. Per questo, in assenza di basi scientifiche, non solo siamo titubanti sull’apertura degli impianti di Nebbiolo da Barolo sui versanti collinari esposti a Nord, ma, nei prossimi giorni, tra i vigneti di Fontanafredda, impianteremo oltre 150 esemplari di piante, forestali e da frutta, sia autoctone sia di introduzione, consone al nostro territorio. Un’antica tradizione delle nostre campagne che, con il passare degli anni, è stata sacrificata per la monocultura intensiva. Il fine è di favorire la biodiversità delle nostre colline, ripristinando la flora e la fauna, sia macro che micro. Inoltre, nel contesto attuale di cambiamento climatico, l’impianto di alberi può anche aiutare a mitizzare questa tendenza, così da generare il microclima più adatto alla natura di questo territorio, favorendo allo stesso tempo il ripristino di ecosistemi degradati, la fertilità dei suoli e il contrasto alle patologie della vite.
Quindi, non solo “no”, per il momento, vigne a nord, ma “sì” boschi a Sud”, è il messaggio di Fontanafredda, che, negli anni, dentro ed intorno alla tenuta, ha costruito il primo “Villaggio Narrante d’Italia” (che oggi ospita un museo, una Fondazione culturale, tre hotel e due ristoranti), per una cantina che, da sempre, è pioniera di grandi innovazioni: nel 1886, per esempio, spedisce il primo Barolo oltreoceano e, solo un anno dopo, vengono costruite nelle cantine le prime vasche in cemento d’Europa; nel 1964 nasce il Barolo Vigna La Rosa, primo Barolo con indicazione della vigna in etichetta, e nel 1988 viene prodotto il primo Barolo a menzione comunale, vinificando separatamente le uve del Comune di Serralunga d’Alba. Una tenuta ricca di storia, ma capaci di immaginare sempre un nuovo futuro.

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