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OGGI, A VERONAFIERE

Il vino tra mito e cultura, nella grande arte in mostra a Vinitaly 2024, dai Della Robbia a Picasso

L’anteprima, con il Ministero dell’Agricoltura. 34 opere arrivano dal Museo del Vino della Fondazione Lungarotti. E con il Tignanello “della speranza”

Qualcosa di prezioso, speciale e identificativo per confermare, ancora una volta, il legame storico, prestigioso e di valore inestimabile che esiste tra vino e arte; un dialogo tra le parti a cui è impossibile trovare una data di inizio, ma che pulsa di cultura perpetua tra antico e contemporaneo, e che, a livello plastico, trova espressione in dipinti ed incisioni, sculture e bronzi, letteratura e audiovisivo. Con il vino che ha fatto parte, e continua a farne, della vita di tutti i giorni, ma che è anche materia capace di affascinare i protagonisti dell’arte mondiale di ieri e di oggi, di tutti quei maestri ed innovatori che hanno trovato nel “nettare di Bacco” fonte di ispirazione, riflessione accendendo una luce e un messaggio da mandare al mondo. Un messaggio di bellezza universale che oggi serve anche a ribadire come il vino, e il suo consumo, fanno parte della nostra cultura, aspetto da rimarcare con decisione in un’epoca dove, uno dei prodotti simbolo del made in Italy, si trova sotto attacco da neo-visioni “proibizionistiche”, faticando a conquistare le nuove generazioni che sembrano guardare ad altro. “Vino. Tra mito e cultura” è la mostra svelata, in anteprima (e WineNews vi mostra in un video), a Vinitaly 2024 a Veronafiere a Verona (che partirà domani), al padiglione del Ministero dell’Agricoltura, alla presenza delle trenta delegazioni internazionali che hanno partecipato, ieri, in Franciacorta al “Wine Ministerial Meeting”.
La mostra, curata dalla Fondazione Lungarotti Onlus, e realizzata su invito del Ministero dell’Agricoltura e di Veronafiere, abbraccia 34 opere provenienti dalle collezioni permanenti del Muvit, il Museo del Vino di Torgiano, primo in Italia e tra i più grandi al mondo, con oltre 3.000 pezzi che raccontano 5.000 anni di storia del vino, e che compie 50 anni, pionieristicamente fondato nel 1974 da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, una delle famiglie del vino più importanti in Italia, e già eletto “miglior Museo del vino” dal “New York Times”. Ma anche opere d’arte arrivate da altri importanti musei italiani. Da Girolamo Della Robbia ad Andrea Mantegna, da Pablo Picasso a Renato Guttuso, da Annibale Carracci a Joe Ponti, quello in mostra è un percorso che spazia dall’alimentazione (un tema tutto da scoprire, dal boccale medievale con la scritta “Ber” alla Fiasca da parata rinascimentale della Bottega dei fratelli Fontana) alla medicina (l’impiego del vino in farmacia è ricordato dal Vaso a palla di Domenico Da Venezia); dalla musica (in cui non mancano i nessi, non a caso come colonna sonora è stata scelta la Traviata di Giuseppe Verdi con i suoi “iconici” brindisi) al design (la “Bottiglia mamma” di Giò Ponti), dalla letteratura (gli scritti di Andrea Bacci) al teatro e non solo. Tutto con un unico filo conduttore, il vino, al centro anche della grande installazione multimediale immersiva dedicata al vino ed ai suoi territori.
Una mostra nella quale, ha spiegato Maria Teresa Severini, alla guida con Chiara Lungarotti delle Cantine Lungarotti, gioiello enoico nel cuore dell’Umbria, “diamo cognizione di quella che è la storia, l’antichità, la tradizione, le arti che sono state ispirate dal vino. Oltre all’installazione che è bellissima e affascinante, si ha modo di vedere, dall’antichità al contemporaneo, che cosa ha significato il vino. Al Museo del Vino di Torgiano, dal terzo millennio avanti Cristo al contemporaneo, il vino parla di civiltà, di consapevolezza, di natura, di lavoro dell’uomo, di tradizioni, di artigianato artistico, di tanti aspetti. E, se posso dirne uno interessante, anche quello di leggere attraverso l’iconografia di molti pezzi, l’invito ad un bere sostenibile, moderato. Ne abbiamo un esempio con il volto ebbro del giovane Bacco di Girolamo Della Robbia che ti invita a non bere troppo. C’è tanto da vedere, quest’anno il Museo del vino compie cinquant’anni e sentirci portatori di un messaggio nazionale è veramente una grande soddisfazione”.
Carla Spigarelli, della Biblioteca storica nazionale dell’agricoltura del Ministero (esiste dal 1860) ha parlato degli scritti di Andrea Bacci, in mostra, che hanno un grande valore culturale. Compreso, ovviamente, quello relativo “alle storie dei vini (sfogliabile con il Qr code, ndr), un testo comparato sui vini esistenti nel Cinquecento in Italia e negli altri Paesi europei. Da questo punto di vista è interessante la comparazione e il fatto che venga citato per la prima volta il concetto di bollicine. Ma c’è anche altro da dire, Bacci era medico e ci racconta degli utilizzi a fini medici del vino, come per curare il mal di testa”.
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato come “le delegazioni internazionali sono state impressionate da quello che abbiamo esposto. Noi dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia e farla vedere, avere la capacità e la consapevolezza di quanta forza ha quello che abbiamo: non dobbiamo dimenticarcelo solo perché siamo abituati a vivere in un contesto straordinario”.
Ma tra sculture e quadri tematici, in mostra c’è anche una bottiglia di vino, un Tignanello 2018 della storica famiglia Marchesi Antinori, marchio di vino italiano più ammirato del mondo (un vino-icona che compie 50 anni ed è testimonial del restauro di Ponte Vecchio, uno dei simboli di Firenze e dell’Italia nel mondo), esposta in una teca come un’opera d’arte per sottolinearne il significato simbolico. “Questa bottiglia di vino mi è stata regalata dal Ministro dell’Agricoltura ucraino, è una storia bellissima - ha ricordato Lollobrigida - rimasi stupito quando me la donò, non capivo il significato del gesto finché non ho guardato il video sul tablet che abbiamo messo vicino alla bottiglia: quel vino era stato tirato fuori da quello che restava del primo bombardamento in Ucraina di un grande deposito. Il vino si è salvato e dal vino è rinata la speranza del popolo ucraino. Abbiamo voluto simbolicamente rappresentare la nostra solidarietà al popolo ucraino attraverso questa presenza” ha concluso il Ministro.
Presente anche, Luigi Moio, presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), che ha spiegato come “il vino accompagna l’uomo da millenni, ha contribuito alla sua civilizzazione. Queste testimonianze dimostrano tutto ciò, è un segno tangibile della vocazione universale alla produzione di vino”.

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