
Disciplina, intesa come rispetto delle regole consortili, elemento fondante di un modello di sviluppo che ha garantito uniformità qualitativa, reputazione e valore al marchio Franciacorta, con un impianto normativo severo, ma fortemente condiviso, capace di unire grandi e piccoli produttori, e dimostrare che l’identità di un territorio si costruisce sulla coralità; e grazie alla quale, applicata con coerenza dal vigneto alla cantina, la Franciacorta ha saputo affermarsi come punto di riferimento nel panorama spumantistico internazionale. E cultura, intesa come consapevolezza collettiva, quella di un territorio che cresce nella conoscenza di sé stesso, anche nel passaggio generazionale che è in corso: oggi un terzo dei produttori ha meno di vent’anni di storia alle spalle, ed a loro è affidato il compito di reinterpretare la tradizione, con una crescente attenzione al cambiamento climatico, alla ricerca varietale e a una lettura più sfumata delle diverse espressioni altimetriche e geologiche della Franciacorta. Ecco le “coordinate” dell’evoluzione del Franciacorta, secondo il “trio” dei Master of Wine italiani Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo, delineate, nei giorni scorsi, ad Erbusco, nei trentacinque anni del Consorzio Franciacorta, tra analisi dei trend nel confronto con i produttori e degustazioni specifiche dedicate a Satèn, Rosé e Riserve.
Un anniversario, quello del Consorzio del prestigioso Metodo Classico italiano, nato ufficialmente nel 1990, celebrato con lo sguardo rivolto al futuro, come ha spiegato il presidente Silvano Brescianini (in un’intervista, a WineNews), consapevole che ogni traguardo è una tappa di un percorso più ampio che, nel tempo, ha consolidato non solo uno stile produttivo, ma un vero modello di crescita collettiva (come raccontano anche i numeri di Nomisma Wine Monitor, analizzati da Denis Pantini), e capace di coniugare regole rigorose e tensione culturale verso l’innovazione (come delineato dal confronto tra gli esperti riuniti in Franciacorta, tra cui la Master of Wine Essi Avellan, tra le voci più autorevoli quando si parla di Champagne e spumanti, che abbiamo intervistato).
In questo contesto, un ruolo centrale è stato riservato al Satèn, un vero e proprio patrimonio identitario della Franciacorta, l’unico stile protetto a livello europeo che appartiene esclusivamente a questo territorio. L’interpretazione “più seducente” del Franciacorta, il Satèn è diventato un simbolo di riconoscibilità e un campo di sperimentazione stilistica. Oggi, ogni produttore lo interpreta secondo la propria sensibilità: c’è chi punta sull’eleganza data dal legno, chi lavora sulle componenti di freschezza legate al dosaggio, chi valorizza il ruolo dei vini di riserva. Proprio questa pluralità di voci è diventata uno dei temi centrali della riflessione. C’è spazio per una maggiore coralità stilistica, capace di rafforzare ulteriormente l’identità collettiva del Satèn senza rinunciare alla libertà espressiva delle singole cantine. È il simbolo di una Franciacorta in equilibrio tra regola e interpretazione, tra metodo e intuizione.
Il percorso tracciato nei primi 35 anni è solido, ma le sfide dei prossimi decenni richiederanno lo stesso spirito di visione: rigore produttivo, capacità di adattamento e soprattutto quella cultura diffusa che trasforma un grande vino in un patrimonio di comunità.
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