La pecora di razza pomarancina, oggi presidio Slow Food, sembrava, non molto tempo fa, destinata all’estinzione come è accaduto troppo spesso per altre espressioni gastronomiche della tradizione italiana. Nell’area storica di origine - il comune di Pomarance da cui prende il nome, e nella Val di Cecina - ne erano allevate solo poche centinaia di capi, pur essendo una razza antica, selezionata nei secoli a partire dalla razza appenninica. Apprezzata per la qualità della carne e la rusticità, che la rendeva adatta al pascolo collinare, spesso impervio, di queste zone, la razza offriva, inoltre, una buona produzione di latte e di lana. La pecora pomarancina, allevata allo stato brado o semibrado, è di colore bianco e taglia media e la sua carne è caratterizzata da un colore rosa scuro che contrasta con il bianco della parte grassa e da una buona consistenza. Cucinata al forno oppure nel sugo (il classico” buglione”) rimane molto apprezzata dalla gastronomia locale. Dal 2006 gli allevatori della Val di Cecina hanno fondato il Consorzio Agnello Pomarancino, che stabilisce le regole di allevamento (che trova i suoi luoghi d’elezione nei comuni di Pomarance, Volterra, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina e nei comuni limitrofi della provincia di Livorno e di Firenze) nel rispetto della tradizione e della sostenibilità: l'agnello, in particolare, deve essere alimentato con latte materno fino alla macellazione, deve pascolare e la sua dieta può essere integrata soltanto con gli stessi alimenti della madre. Nel ciclo di vita delle pecore e degli agnelli è vietato l'uso di mangimi Ogm.
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