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COLLEZIONISMO

Aste del vino: la Francia domina ancora, ma l’Italia, con Piemonte e Toscana, cresce sempre di più

I trend nel “Barometro” by iDealwine, leader mondiale delle aste di vini online e prima casa d’aste in Francia. Barolo e Bolgheri al top
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Aste del vino: la Francia domina ancora, ma l’Italia cresce. Il “barometro” iDealwine

Piccolo nei numeri assoluti, ma importante per la costruzione del valore dei brand di alcune, poche ma prestigiosissime cantine del mondo, e di riflesso di quello dei loro territorio, il mercato del collezionismo e delle aste del vino fa sempre più spesso parlare di se, e non conosce crisi. Un mercato che se per molti anni è stato ad esclusivo appannaggio dei vini di Francia, ormai da tempo, sebbene Bordeaux e Borgogna ne siano ancora i dominatori, vede protagonista anche l’Italia, con le sue griffe ed i suoi territori più importanti, concentrati soprattutto in Toscana e Piemonte. Una sintesi di trend che si conferma ancora una volta nei numeri. Che in questo caso sono quelli di iDealwine, leader mondiale delle aste di vini online e prima casa d’aste in Francia, che ha pubblicato il suo “barometro annuale”, analisi dettagliata del mercato dei fine wines e delle vendite all’incanto, con i dati stilati sulla base di circa 200.000 bottiglie messe all’asta ogni anno. Nel 2022, iDealwine ha organizzato in tutto 47 vendite all’asta, di cui nove collezioni private, per un totale di 197.928 bottiglie aggiudicate, e un valore complessivo di 38,3 milioni di euro (+40%), commissioni d’acquisto incluse.
Lo scorso anno si è caratterizzato per un generale fenomeno di aumento dei prezzi di aggiudicazione: il prezzo medio per bottiglia ha sfiorato i 194 euro (+39%). Senza sorprese, anche nel 2022, sono state le regioni di Bordeaux, Borgogna e Valle del Rodano a primeggiare in termini di valore e volumi all’asta, rispettivamente con una percentuale del 73% e 83,6%. Tra le 14 regioni analizzate all’interno del report, insieme alle grandi icone emergono però tanti nuovi volti e astri nascenti del mondo del vino.
Una delle più importanti protagoniste del 2022 è stata sicuramente l’Italia: la crescente ricerca dei fine wines italiani da parte dei collezionisti è un fenomeno piuttosto recente e che non sembra aver intenzione di arrestarsi. I grandi vini italiani, sottolinea ancora iDealwine, “la fanno da protagonista ormai da diversi anni, rappresentando nel 2022 il 61% dei vini non francesi presenti nel catalogo delle vendite, contro il 39% del 2021.
In termini di valore (+53%) e volumi (+32%), l’Italia è ormai l’ottava “regione” nella classifica delle regioni vinicole aggiudicate su iDealwine e dunque la più ricercata dopo i vini francesi”.
I top seller italiani sono stati, neanche a dirlo, la Tenuta San Guido, ovvero Sassicaia, che sulle aste di iDealwine ha mosso 103.334 euro con 402 bottiglie, seguita, da Gaja, Bartolo Mascarello, Giacomo Conterno, Giuseppe Rinaldi, Comm. G.B. Burlotto, Ornellaia, Cappellano, Borgogno, Bruno Giacosa, Antinori, Bertani (unica realtà veneta in “Top 20”, dove dominano Piemonte e Toscana, ndr), Aldo Conterno, Pelissero, Col d’Orcia, Produttori del Barbaresco, Sandrone, Case Basse (Soldera), Roagna e Vietti. Guardando invece alle singole bottiglie italiane, la più quotata è stata una bottiglia di Sassicaia della mitica annata 1985 aggiudicata per 2.170 euro ad un collezionista svizzero, mentre sono andate ad Honk Kong, rispettivamente ad un collezionista privato e ad un commerciante una bottiglia di Barbaresco Santo Stefano di Neive 1964 di Bruno Giacosa, battuta a 1.854 euro (con una rivalutazione del 331%), ed una del mitico Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno 2004, aggiudicata per 1.178 euro. Poco di più dei 1.166 spesi da un commerciante francese per aggiudicarsi una bottiglia di Brunello di Montalcino Riserva Soldera 2004 di Case basse, in una “Top 5” completata da una bottiglia di Masseto 2008 della Tenuta Masseto di Frescobaldi.
Campioni di un Italia che, nel collezionismo, vuol dire, come detto, Toscana e Piemonte.
“Che si tratti della Top 20 delle tenute più scambiate o della classifica dei lotti più cari, 19 posizioni su 20 sono occupate da nomi provenienti dalle prestigiose regioni del Piemonte e della Toscana. La concentrazione della domanda su alcuni produttori di punta . Sottolinea iDealwine - inizia a diventare una regola anche per i fine wines italiani. L’aumento di valore dei lotti più cari aggiudicati nel 2022 è un’evidenza, il loro prezzo medio è pari a 809 euro, ossia sette volte il prezzo medio del resto dei vini italiani aggiudicati all’asta nel 2022”. Eppure, non mancano degli “outsider”. Perchè l’Italia, come la Francia, sottolinea la casa d’aste transalpina, possiede numerosi produttori che lavorano nel rispetto dell’ambiente. Questa tendenza è emersa all’asta anche per i grandi vini italiani, dove numerose realtà che utilizzano un approccio biologico e biodinamico nelle vigne hanno fatto capolino nelle aste del 2022. “Se negli scorsi anni regioni come l’Abruzzo e la Lombardia (Valtellina, Oltrepò Pavese) erano apparse nelle aste di iDealwine, nel 2022 la vera protagonista per questa corrente di pensiero è stata la Sicilia: lo scorso anno sono state scambiate in tutto 204 bottiglie per questa Regione e sono state diverse le tenute ad aver avuto successo, tra cui Frank Cornelissen e Tenuta delle Terre Nere”.
Ma se questo è l’outlook generale che emerge, accompagnato dal focus sull’Italia, sono tanti i trend segnalati da iDealWine. La tenuta più scambiata all’asta, per esempio, è Domaine d’Auvenay, con un totale di 386 bottiglie, per un valore complessivo di 2,1 milioni di euro e un prezzo medio per bottiglia di 5.464 euro. Il lotto più costoso dell’anno, invece, è stato un assortimento di 12 Grand Cru 2018 del Domaine de la Romanée-Conti (1 Corton, 1 Montrachet, 2 Échézeaux, 1 Grands-Échézeaux, 2 Romanée Saint-Vivant, 1 Richebourg, 3 La Tâche, 1 Romanée-Conti), aggiudicato per 84.320 euro.
La bottiglia più cara dell’anno, ancora, è stata una bottiglia di Musigny Grand Cru del Domaine Leroy, venduta per 34.100 euro, mentre il formato speciale che ha incassato di più è stata una Mathusalem (6 litri) di Petrus 2015 aggiudicata per 62.000 euro.

Guardando all’andamento del mercato, invece, il 2022 è stato caratterizzato da due fasi contrastanti: “se il primo semestre si è contraddistinto per un forte aumento dei prezzi, la seconda parte dell’anno, invece, ha registrato una netta flessione, nonché un ribasso per le quotazioni di certi vini il cui valore era salito alle stelle tra il 2021 e 2022, in particolare per alcune grandi icone come Leroy, Auvenay, Rousseau, Roumier, Bizot, Lachaux, Rayas e Grange des Pères. Un ribasso che, nonostante tutto, non compensa gli aumenti di valore osservati nel corso del primo semestre. Questo momento di tregua è legato al contesto geopolitico internazionale e alla crescente inflazione che ha spinto i collezionisti e amanti del vino ad essere molto più prudenti nei loro acquisti. Poi si è assistito ad un forte aumento dei prezzi anche per la Champagne: la terra dalle rinomate bollicine è la seconda regione con il prezzo medio per bottiglia più alto, 259 euro (+42%)”.
Ancora, emerge come i vini biologici, biodinamici e naturali siano sempre più presenti tra i vini più costosi aggiudicati all’asta: in cima alle classifiche dei vini prodotti nel rispetto dell’ambiente troviamo i vini degli emblematici Domaine de la Romanée Conti, d’Auvenay, Leroy e Leflaive, noti non solo per la qualità ed eccellenza indiscussa dei loro vini, ma anche per il loro approccio biodinamico. In generale, anche le quotazioni dei vini naturali hanno registrato notevoli aumenti e certe tenute hanno superato la soglia dei 1.000 euro a bottiglia.Ne sono un esempio tenute come Bizot, Selosse, Prieuré Roch, Domaine des Miroirs, Overnoy, Thierry Allemand e Jardins Esmeraldins. Infine, si conferma ancora la rarità come fattore preponderante: le micro-tenute, le produzioni dal profilo riservato e le vecchie annate quasi introvabili, sono stati i principali fattori che hanno causato l’impennata dei prezzi per certe Regioni.

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