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EDITORIALE

Gli obbiettivi del Soave

Con la recente riconferma (giugno) alla presidenza per il mandato 2021-2023 di Sandro Gini (alla testa dell’azienda di famiglia, tra le imprese simbolo della denominazione), il Consorzio di Tutela del Soave continua il suo lavoro di valorizzazione delle Unità Geografiche Aggiuntive (introdotte nel 2019 e che interessano il 40% dell’intera superficie vitata della denominazione), affiancandolo ad una sempre maggiore attenzione verso una viticoltura consapevole e a basso impatto ambientale. Il numero delle aziende bio nel Soave è infatti in crescita (5% nella Doc, 10% nel classico) e sono diverse le aziende che hanno iniziato il processo di conversione. Un’ottica green che è stata condivisa da tutto il comprensorio anche grazie all’introduzione del protocollo vitivinicolo approvato nel 2020 e che segue le indicazioni sulla lotta integrata della Regione Veneto. Altro punto cardine la preservazione del paesaggio del Soave, riconosciuto dalla FAO tramite i siti Giahs nel 2018. Il Consorzio è infatti parte attiva nello stimolare gli interventi di manutenzione e sorveglianza insieme alle amministrazioni comunali, con l’obbiettivo di favorire lo sviluppo dell’enoturismo. Ma al di là di tutto questo, resta, evidentemente, fondamentale l’aumento del valore dell’imbottigliato della denominazione. Anche per la vendemmia imminente, il Consorzio conferma una riduzione delle rese da 150 qli/ettaro per la Doc a 130 qli/ettaro (-13%) e da 140 qli/ettaro a 130 qli/ettaro (-7%) per la zona Classica. Deroghe solo per le aziende che negli ultimi due anni non hanno caricato il Soave oltre il limite previsto, mentre per le cantine biologiche certificate, il limite resta a 140 qli/ettaro, per dare un forte segnale a favore della sostenibilità in vigneto.

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