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Il mio Vinéxpo … Le mie notti a Bordeaux … I miei due “brillanti raggi di luce”: il concorso Douglas Attems e il premio Luigi Veronelli
di Carla Capalbo

Vinéxpo
Non ero mai stata prima a Vinéxpo, ma dopo più di un decennio di Vinitaly ero curiosa di vedere come Bordeaux fa fronte al problema di riunire i vini ed i loro assaggiatori, produttori e compratori, la stampa ed il pubblico, cibo e tutto il resto sotto lo stesso tetto. La risposta è non lo fanno. La cosa migliore del Vinéxpo è l’aria: il padiglione principale sembra lungo un chilometro, ma è veramente stretto e con le porte aperte l’aria fredda esce costantemente all’esterno rinfrescando l’atmosfera (sebbene abbia sentito che in altri anni tutto il padiglione era invaso da un caldo insopportabile). Qui i vini possono cantare invece di essere soggiogati, come spesso accade a Verona, agli odori delle griglie dei venditori di panini. A Vinéxpo i numerosi ristoranti - inclusi i bar che servono ostriche o champagne - sono tenuti all’esterno e, a dispetto delle piogge costanti di quest’anno, i loro piacevoli spazi esterni erano sempre pieni.
Qualche volta è più difficile a Vinéxpo localizzare i vini che si desidera assaggiare: molti degli importanti châteaux non hanno propri stand così devi farti un’idea di dove e chi sono i distributori, o partecipare alle più importanti degustazioni, come la Union des Grands Crus de Bordeaux’s di 2 giorni dedicata alla vendemmia 2006: un ‘en primeur’ due mesi più tardi. Qui la scelta è quasi schiacciante tra l’offerta di una schiera di oltre 100 châteaux - un’esercizio affascinante di potenziali scoperte.
In comune con Vinitaly o gli eventi di Slow Food’s, alcune delle più interessanti opportunità di imparare qualcosa sui vini sono le degustazioni guidate a tema, come quella sui vini d’Alsazia dell’ultima vendemmia, o la selezione dei “100 Vins de Pays”. Anche gli italiani erano presenti, con l’offerta di alcune regioni, inclusi il Friuli ed il Collio, la Sicilia, l’Abruzzo, la Sardegna come pure specifiche degustazioni come la verticale di Tenuta Nuova di Giacomo Neri … come al solito troppe cose da fare!

Le notti a Bordeaux

Se i giorni passano correndo da un padiglione all’altro, o visitando una delle degustazioni “alternative” che si svolgono nei vari châteaux o hotel nei dintorni del Vinéxpo, sono le serate che realmente caratterizzano lo status e la classe di Vinéxpo. I giornalisti si trovano così in competizione con i buyers americani ed i sommelier francesi per gli inviti a tutte le soirées.
Quest’anno il party di pre-apertura la sera del sabato era dedicato allo Château Haut Bailly, a Pessac-Léognan, dove i 16 Crus Classés des Graves hanno celebrato il loro 50° compleanno. 500 ettari di vigneti classificati, inclusi nomi leggendari come Haut-Brion, Couhins-Lurton, Domaine de Chevalier, La Mission Haut-Brion, Pape Clément and Smith Haut-Lafitte.
Questi châteaux si estendono per oltre 500 ettari; l’area prende il nome dai ciottoli ((in francese ‘graves’) che caratterizzano i terroirs di Bordeaux. Questa è stata una serata magica: con padroni di casa graziosi e cordiali come Monsieur and Madame Robert G. Wilmers - lui americano e lei francese - e Véronique Sanders in corsa per la Haut Bailly e presidente della Crus Classés de Graves.
A differenza di molti châteaux di Bordeaux, che danno l’impressione che nessuno sia veramente a ‘casa’, Haut-Bailly è una residenza meravigliosa. Sotto una tenda trasparente montata sul prato inglese, è stata servita una cena eccezionale preparata dallo chef 3 stelle Michelin Alain Passard - mai semplice per 500 ospiti - ideata per accompagnare i vini bianchi tra i quali Apellation era il più conosciuto, quanto i rossi tra cui Haut Bailly 1985, che per me è stato la star della serata, servito decantato da bottiglie imperiali. Un vino di una delicatezza immensa e sottile complessità, che mantiene il suo color ciliegia brillante, con note di fragola e cassis, e che si sposava perfettamente con l’armonioso e ben stagionato formaggio Comté che lo accompagnava.
Dopo cena, gli uomini fumavano sigari e le signore con tacchi alti combattevano per non affondare nel prato inglese mentre assistevano ad uno spettacolo che rievocava il Carnevale di Rio.
Questa è stata la prima di una serie di serate memorabili, con ogni châteaux che aveva creato un evento che si accordava con il proprio stile.
Al lancio dello Château Petit-Village di Pomerol appena ristrutturato, dove i vini sono ora seguiti dall’enologo Stéphane Derenoncourt, il mood era modernista con un intreccio tradizionale: tutto in un elegante rosso/nero, con i visitatori che venivano guidati attraverso le cantine vecchie e nuove, con piatti semplici e moderni che accompagnavano le grandi annate.
Per la serata finale la Fête de la Fleur è una tradizione a Bordeaux e quest’anno si è tenuta con uno stile grandioso presso lo Château Smith Haut-Lafitte. Mille gli ospiti invitati ad assistere all’iniziazione nella Bordeaux’s Commanderie composta da scrittori, sommelier, venditori e altri che hanno fatto molto per promuovere l’amore e la conoscenza dei vini di Bordeaux. Presieduta da Jean-Michel Cazes, somiglia ad un incrocio tra una cerimonia di laurea ed un rito massonico, con cappelli e toghe per vestire gli iniziati.
Ma questo è Bordeaux, ed il mood era lontano dall’essere troppo solenne e dopo copiosi vini da assaggiare sulla terrazza esterna, la serata è proseguita con una cena servita per tutti gli invitati e allestita nell’immensa barricaia dello château (ancora non riesco ad immaginare dove avranno spostato le 1000 barriques) … con un sontuoso gran finale di giochi di fuochi d’artificio, prima che un piccolo treno ci riportasse attraverso i vigneti alle nostre auto.

Postscript
A causa di una email che non è mai arrivata e che ho mandato nuovamente dieci giorni dopo, sono orgogliosa di informarvi che ho ricevuto il premio Douglas Attems per i miei scritti sul Collio, come anche il prestigioso premio Luigi Veronelli quale miglior scrittore enogastronomici in lingua straniera.
Per me entrambi i riconoscimenti offrono brillanti raggi di luce in quelle che a volte sembrano nubi scure del mio solitario viaggiare su e giù per la penisola: dopo tutto, molto del mio lavoro è inviato all’estero e non sono mai sicura di chi in Italia mi legge.
Un incentivo, quindi, ad andare avanti, quindi grazie tante a tutti!

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