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I Millennial stanno cambiando i consumi di vino nel mondo, e l’Italia non fa eccezione. Tra di loro nel Belpaese i consumi crescono a doppia cifra, e la scelta è fatta soprattutto in base a prezzo e uvaggio. La ricerca by network PwC

Italia
I Millennial, ormai è un ritornello, stanno cambiando i consumi di vino nel mondo ...

I Millennial, ormai è un ritornello, stanno cambiando i consumi di vino nel mondo. E l’Italia, nonostante una popolazione sempre più vecchia e nascite in calo, come certificato in questio giorni dall’Istat, non fa eccezione. Tant’è che in quadro complessivo sostanzialmente stabile o in leggerissima ripresa, emerge che, tra il 2014 ed il 2016, i consumi di vino tra i Millennial italiani sono cresciuti a doppia cifra, del +12% tra le donne e del +13% tra gli uomini. Non solo. I livelli di consumo di vino dei Millennial sono superiori alla generazione dei genitori, i cosiddetti Baby Boomer. In Italia il 32% delle clienti donna che consuma vino è della generazione Millennial, il 25% tra i consumatori uomini. E per loro, il primo driver di scelta, come succede per i coetanei nel resto del mondo, è il prezzo - collegato alla capacità di spesa relativamente più contenuta, sebbene in crescita, seguito da fattori più “sociali” come l’occasione di consumo, caratteristiche del prodotto come uvaggio, annata e provenienza (in quest’ordine), ed infine il packaging.

Il consumo di vino è percepito dai Millennial, inoltre, non più come una semplice bevanda, ma come un’occasione di socializzazione, un elemento di cultura e rappresentativo di uno stile di vita, traducendosi in occasioni di consumo più diversificate: il 62% predilige la condivisione del vino in compagnia presso la propria abitazione, il 33% presso enoteche e wine bar in occasione di degustazioni, il 5% al ristorante. Ed è cambiata la relazione con il produttore, incentrata sulla multi-canalità e l’esperienzialità. I Millennial sono curiosi, si affidano ai canali social e agli influencer nella fase di ricerca, richiedendo consigli e interagendo con la comunità digitale. Con l’acquisto che passa sempre di più dalla rete (anche se i numeri ad oggi sono ancora piccolissimi in Italia, ndr), grazie alla capacità di coniugare rapidità del processo di acquisto e profondità dell’offerta.
Emerge dalla ricerca “Il settore del vino in Italia e la generazione Y” di PwC (network di imprese presenti in 157 Paesi con oltre 208.000 professionisti impegnati a garantire la qualità dei servizi nel settore fiscale) condotta tra 450 consumatori online italiani tra i 18 e i 34 anni e presentata oggi in una tavola rotonda che ha riunito una selezione di aziende di eccellenza del vino italiano e l’operatore di e-commerce Alibaba Group.
Un fattore chiave per la nuova generazione, ricorda la ricerca, è l’approfondimento del prodotto, attraverso le tecnologie che abilitano l’accesso ad informazioni su produzione, territorio di provenienza, accostamenti. In generale, i Millennial si rivelano poco fedeli ad un solo brand o uno specifico gusto, ma guidati da valori di sostenibilità e attratti da iniziative di marketing innovative, per esempio nel packaging, capaci di coinvolgere il consumatore a 360 gradi.
“Per le aziende del settore è oggi fondamentale capire chi sono i Millennial, come si muovono nelle diverse fasi del processo di acquisto, online e offline - commenta Erika Andreetta, Retail Consulting Leader di PwC - come influenzarli e ingaggiarli utilizzando i loro codici comunicativi per proporre l’esperienza del vino in nuove forme e cosi fidelizzarli al brand”.
“Stiamo assistendo alla digital transformation del vino. La tecnologia - ha aggiunto la sommelier Chiara Giovoni - aumenta i touch points tra i clienti e le aziende produttrici, che acquisiscono un ruolo sempre più centrale con le loro storie ed i loro territori per instaurare una relazione personale con il consumatore”.
Legata ai Millennial, come detto, c’è la crescita dell’e-ecommerce, su scala globale, sia in mercati già più avanzati nell’e-commerce come Usa e Cina, sia in Paesi meno maturi sotto tale profilo come l’area Euro. I Millennial rappresentano il vero motore di questo trend: da un lato perché i loro consumi di vino sono maggiori rispetto alla Generazione X, dall’altro perché si avvalgono con più facilità dell’offerta online. Ed in questo senso, come noto, sono significativi i dati della generazione Millennial in Cina, fortemente “wine-lover”. Il 26% dei Millennial cinesi comprano vino da consumare a casa attraverso il canale online e WeChat è la piattaforma più utilizzata del settore. Inoltre il 40% preferiscono scoprire le caratteristiche del prodotto consultando siti e blog.
A livello di scelte, il vino italiano è ancora al quinto posto tra i Paesi fornitori, con il 5% di quota di mercato contro il 44% della Francia. Il dato, ricorda la ricerca è tuttavia in crescita, confermato dal +32% a valore (+15% a volume) registrato nel 2016 dall’export di vini italiani in Cina rispetto al 2015. A questo contribuiscono i Millennial cinesi, che gradiscono il vino italiano, con il 14% dei consumi dietro soltanto ai francesi (30%). Inoltre, l’89% dei winelover cinesi frequenterebbe un corso per conoscere meglio i vini italiani.
“Dalla nostra posizione privilegiata di marketplace cinese e globale, riscontriamo sulle nostre piattaforme un crescente interesse per i prodotti agroalimentari internazionali, tra cui il vino, da parte degli utenti cinesi - ha aggiunto Manfredi Minutelli, Business development manager food&wine di Alibaba Italia - che si fanno sempre più sofisticati e esigenti nelle loro scelte d’acquisto. L’Italia, primo produttore mondiale di vino, è ben posizionata per offrire prodotti vitivinicoli di alta qualità che rispondano alla domanda emergente dei giovani consumatori asiatici. L’invito ai produttori italiani è quindi di cogliere le grandi opportunità di questa trasformazione, affiancandosi ad un partner esperto come il Gruppo Alibaba per navigare il complesso ma promettente mercato cinese”.

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