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Dopo il palato, c’è l’occhio: secondo una ricerca del portale di marketing Spot & Web, il fattore più importante nella scelta di un’etichetta, dopo il vino stesso, sono stemma e logo della cantina, nome e stilizzazione del luogo di provenienza

Italia
I primi tre vini italiani della Classifica Spot e Web

Una bottiglia di vino, al di là del contenuto, è un oggetto nel quale forme, colori, dimensioni e grafica si devono fondere al meglio per rappresentare plasticamente l’azienda che lo produce, perché migliore è il risultato e più quel prodotto verrà apprezzato dai consumatori: e a confermare questa regola del marketing è una ricerca del portale specializzato Spot & Web (www.spotandweb.it), secondo la quale i tre criteri più importanti nella scelta di una bottiglia per un panel di consumatori - dopo la qualità e la piacevolezza del vino stesso - sono proprio lo stemma e/o il logo (26%), il nome (22%) e l’immagine stilizzata del luogo di provenienza (17%).
La ricerca, eseguita in collaborazione con un pool di psiocologi coordinati dalla dottoressa padovana Serenella Salomoni ed eseguita su un campione di 500 individui tra i 15 e i 60 anni tramite un monitoraggio di più social network, sottolinea infatti che il fattore considerato più influente, ovvero quell’elemento grafico che per primo “cattura” l’occhio del potenziale compratore, dev’essere il più riconoscibile e originale possibile. Per quanto riguarda il nome, invece, viene considerato tanto più efficace quanto più privo di orpelli grafici e diretto, mentre probabilmente l’immagine del luogo di provenienza del vino stesso “funziona”, sottolinea la ricerca, sfruttando la scia delle etichette d’Oltralpe, dove questo elemento grafico è molto comune. Al quarto posto, tra i fattori più influenti, poi, i consumatori pongono l’etichetta nella sua totalità (14%), ma non tanto per il suo aspetto, ma per la sua efficacia comunicativa: dev’essere chiara, semplice e spiegare bene il vino stesso, mentre al quinto posto (11%) c’è infine la bottiglia stessa, la cui forma - tradizionale o meno che sia - ha pur sempre un suo ruolo nella scelta di un vino.
La ricerca ha, inoltre, compilato una classifica delle dieci etichette preferite dagli intervistati, che vede etichette di primissimo piano a tutti i livelli. A partire dal podio, dove il castello dorato del Barolo Francia di Giacomo Conterno e la “O” coronata dell’Ornellaia di Tenuta dell’Ornellaia si contendono il gradino più alto, con un solo 2% a sancire la vittoria del primo (al 21% delle preferenze). Medaglia di bronzo per l’Amarone Classico Calcarole di Guerrieri Rizzardi, con lo scudo araldico anch’esso coronato che raccoglie il 17% dei voti, seguito dal Barolo Monprivato di Mascarello Giuseppe e Figlio (15%) e da un’altra etichetta mito di Bolgheri, quel Sassicaia di Tenuta San Guido la cui stella a otto punte è ormai sinonimo di eccellenza nel mondo (12%). E ancora, il Barolo Riserva Collina Rionda di Bruno Giacosa raccoglie il 9% dei consensi, grazie anche all’abbinamento tra stemma araldico e serigrafia del castello in etichetta, a due punti percentuali dall’Amarone Classico Serego Alighieri Vaio Armaron di Masi, con la sua aquila bicipite su fondo oro (7%). Infine, ancora Toscana, e questa volta c’è Montalcino, con lo stemma del Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto (5%), seguito dall’etichetta del Franciacorta Pas Operè di Bellavista che si differenzia per l’essenzialità della la sua B in corsivo maiuscolo (3%). In chiusura della top 10, poi, c’è la Sicilia, con una delle griffe protagoniste del Rinascimento enoico dell’isola, Tasca d’Almerita: l’etichetta del suo Rosso del Conte Contea di Sclafani, con lo scudo leonino baciato dal sole, ha infatti raccolto il 2% dei voti.

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