Quasi 9 italiani su 10 tra quelli che hanno tra i 18 ed i 65 anni, negli ultimi 9 mesi, hanno bevuto vino, almeno una volta. L’87%, per l’esattezza, rispetto all’84% del 2020. E se il 69% ama bere i vini del proprio territorio, al tempo stesso il 62% gradisce anche provare vini che non conosce, soprattutto se prodotti in maniera sostenibile (59%) e di piccoli produttori (57%). Il 40% dice di preferire vini bio, il 35% di cantine e brand molto noti, ed il 26% ama bere vini costosi, mentre solo al 20% piacciono i vini stranieri. È il ritratto del consumatore italiano di vino del 2022, delineato dalla ricerca di Wine Monitor Nomisma per l’Istituto Grandi Marchi, che riunisce 18 cantine di primissimo piano del vino italiano (Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Marchesi Antinori, Masi, Michele Chiarlo, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi).
Il prezzo, ovviamente, conta molto: il 69%, quando sceglie cosa acquistare, fa molta attenzione al rapporto qualità prezzo, e se il 47% acquista vini costosi solo quando sono in promozione, per il 26% la promozione è una condizione primaria per comprare una bottiglia. Che, comunque, resta uno dei doni più gettonati, visto che al 64% dei consumatori piace regalare o portare vino in dono quando va a pranzo o a cena da amici e parenti.
Ma sulla cultura del vino, ancora c’è molto da lavorare; perchè se alla metà dei consumatori piace ascoltare storie legate al mondo del vino, il 40% dichiara di avere una scarsa conoscenza di vini e vitigni. Ma il vino è un fenomeno sociale, tanto che più di un italiano su tre dichiara di gradire vacanze e viaggi all’insegna dell’enoturismo, ha fatto o vorrebbe fare dei corsi, e ha frequentato fiere, festival o eventi legati al nettare di Bacco.
Riguardo ai luoghi di consumo, il 71% lo consuma soprattutto tra le mura domestiche (il 64% a casa propria, il 7% soprattutto da amici e parenti), mentre per meno di un italiano su tre il consumo è più concentrato in ristoranti e wine bar. Con la gdo che resta il luogo di acquisto più gettonato, per il 73% dei consumatori, mentre quasi la metà compra in enoteca o direttamente dal produttore, ed 1 italiano su 10 si rivolge ad app, siti specializzati ed on line in genere. In ogni caso, chi acquista vino in iper e supermercati (più uomini che donne, appartenenti alle “classi” dei “Baby Boomer” o alla” X Generation”, ovvero le fasce più mature della popolazione), compra un po’ di tutto, visto che oltre l’85% ha acquistato almeno una volta negli ultimi 12 mesi tanto spumanti che vini bianchi che rossi fermi (con una percentuale del 90% per questi ultimi), mentre il rosato fermo si ferma al 65%.
Con le insegne più gettonate per acquistare vino che sono, per oltre il 60%, Conad e Coop, davanti a Carrefour ed Esselunga, dove compra vino poco più del 40% dei consumatori. E se la classica bottiglia da 0,75 litri è di gran lunga il formato più gettonato (il 92% l’ha acquistata almeno una volta negli ultimi 12 mesi, con il brik secondo, ma fermo al 21%), la fascia di gran lunga più gettonata in gdo è quella tra 5 e 10 euro, range in cui si muove il 49% di chi compra vino, mentre il 28% spende meno di 5 euro, ed il 16% tra i 10 ed i 15 euro a bottiglia.
Le caratteristiche a cui si presta più attenzione sono la presenza di marchi Dop o Igp, la presenza di promozione, l’origine territoriale, la marca ed il prezzo basso. A fronte di un calo delle vendite in Gdo nel 2022 rispetto al 2021, che altro non è che un ritorno ai livelli del 2019, pre pandemia, però, la notizia positiva arriva dalle intenzioni di acquisto future, nel canale di iper e supermercati. Perchè se il 66% pensa che i suoi acquisti rimarranno invariati, la differenza tra chi pensa di aumentarli è chi di diminuirli è del +7% a favore di chi pensa di comprare qualche bottiglia in più. Un buon auspicio per un 2023 che si annuncia tutt’altro che semplice.
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