Quella del Taburno è senza discussioni una delle realtà cooperative meglio organizzate di tutto il meridione. Nata nel 1972, vanta oggi una sfera di influenza su ben 500 ettari vitati sparsi tra diversi comuni pedemontani con un ecosistema complessivo piuttosto singolare. Qui regna l’Aglianico che nel Bue Apis assume caratteri estremi, senza compromessi. Il vino mostra da subito un colore denso e concentrato e un naso ricco di profumi di amarena in confettura unito a toni boisé e di caramello. Non da meno il palato: potente e prepotente, le sensazioni di dolcezza lasciano il posto ad un centro bocca e un finale rigido, decisamente tannico. Consulenza di Luigi Moio.
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