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VINO E TERRITORI

Caso “Gran Selezione” del Chianti, la reazione del Chianti Classico: “opposizione in tutte le sedi”

Il presidente del Gallo Nero Giovanni Manetti: “attacco frontale che mette a repentaglio il percorso di collaborazione nel comparto vinicolo toscano”
CHIANTI, CHIANTI CLASSICO, GRAN SELEZIONE, Italia
Il presidente del Consorzio del Chianti Classico Giovanni Manetti

“Faremo netta opposizione alla proposta di Chianti Gran Selezione in tutte le sedi istituzionali. Abbiamo subito un attacco frontale, che rischia di mettere a repentaglio il percorso di collaborazione da tempo avviato dal comparto viticolo toscano, fortemente sostenuto ed incentivato anche dalla Regione, che ci ha visti fino ad oggi protagonisti partecipi e attivi”. Parole nette, che non lasciano spazio ad interpretazioni, quelle del presidente del Consorzio del Chianti Classico Giovanni Manetti arrivate, come prevedibile, dopo la proposta del Consorzio del Vino Chianti, guidato da Giovanni Busi, di introdurre la tipologia Gran Selezione anche per il Chianti, come già fatto, con successo, da qualche anno, dal Chianti Classico.

“La scelta del Consorzio Vino Chianti relativa all’annunciato progetto di modifiche al disciplinare di produzione, ci trova nettamente contrari ma soprattutto increduli - spiega una nota ufficiale del Consorzio del Chianti Classico - perché volto ad una strategia di gestione a nostro parere non costruttiva e assolutamente priva di idee innovative ed originali di cui invece c’è sempre grande necessità. Preme ricordare che la Gran Selezione, presente sul mercato dal 2014, è unicamente una tipologia di Chianti Classico, ideata dal lavoro esclusivo del Consorzio Vino Chianti Classico.
Siamo profondamente rammaricati che le scelte proposte del Consorzio Chianti siano tutte rivolte soltanto a riproporre strategie di valorizzazione già messe in campo dal vino Chianti Classico: la Gran Selezione, peraltro con caratteristiche identiche a quelle della Gran Selezione Chianti Classico, come il grado alcolico, i tempi di invecchiamento e il divieto di uso del fiasco, e la certificazione obbligatoria per le transazioni di sfuso. Dopo pochi giorni dall’annunciato aumento del tenore zuccherino del vino Chianti, con la presunta intenzione di allinearsi ai gusti dei mercati esteri, prevalentemente quello cinese e americano, si parla adesso di una strategia per la crescita qualitativa del prodotto. Quanto basta per generare messaggi che fanno confusione verso il consumatore, e privare i produttori di vino Chianti di prospettive chiare e a lungo termine”.

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