Che il Libano fosse terra d’elezione per il vino, lo si poteva supporre, vista la sua posizione sul Mediterraneo. Ma che lo fosse con questa bella originalità, è questione un po’ meno evidente. Château Musar è l’emblema di questa vocazionalità, grazie al suo patron Serge Hochar, scomparso nel 2015, che ha saputo valorizzarla nel tempo, e certo lo si conosce meglio per i suoi rossi. Grande sorpresa quindi provare il suo bianco. Un vino dai profumi salmastri e intriganti, incredibile per complessità e profondità, che si distingue per un’anima asciutta, verticale e al tempo stesso quasi aromatica, caratteristica che lo rimanda ai grandi Sauternes secchi. Ottenuto a partire dai vitigni Obaideh e Merwah, forse antenati dello Chardonnay e del Sémillon, è vino che fermenta e matura in legno per circa nove mesi e che riposa in bottiglia per almeno quattro anni. Ne deriva un vino tutt’altro che morbido, lungo ed avvolgente, capace di un’armonia spiazzante e di una longevità difficilmente rintracciabile, anche in zone viticole più nobili.
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