Dopo la scomparsa di Bartolo Mascarello, il custode più autentico della tradizione enologica langarola è probabilmente Giuseppe Rinaldi, figlio di un’antica famiglia di vignaioli di Langa. Di Barolo, per la precisione. Una coerenza stilistica che si esprime fuori da ogni moda enologica e sempre all’insegna dell’autenticità. Il suo Barolo, come vuole la tradizione, non è espressione di un singolo Cru ma combina i Nebbiolo di più zone come insegna la prudenza contadina. I suoi Barolo arrivano da sette ettari, distribuiti in quattro territori di eccezione: Cannubi (San Lorenzo), Ravera, Brunate e Le Coste. Proprio il mix di queste due ultime zone, millesimo 2001, è quasi un esempio paradigmatico di come Rinaldi intende il Barolo: una fusione sapiente tra l’anima calda di Brunate e la verve guizzante de Le Coste. Si tratta di un vino ancora luminoso, seppur nella tradizionale veste granata. Il naso si apre sicuro e ampio, ricco di piccoli frutti rossi, spezie e decise sensazioni balsamiche. Succoso, saporito e profondo al palato, mostra i caratteri di una classicità fine e sempre attuale.
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