Paccasassi del Conero

Due ragazzi arguti, Luca e Francesco, al tempo del debutto freschi neolaureati in tecnologie alimentari; ma con la voglia di giocarsi da subito un’idea propria, e su un prodotto icona della cultura del gusto del loro Anconetano. Ecco allora i Paccasassi del Conero: “spaccapietre” in dialetto, finocchio marino il vero nome. Erba spontanea che sul Conero (pietra a picco sul mare intrisa di salso) ha casa ideale. Ed è due volte nella storia: quella della letteratura (scrive Shakespeare in “Re Lear”: “A mezzacosta sta aggrappato un uomo, raccogliendo finocchio marino. Terribile mestiere!” e quella di Ancona Repubblica marinara, che nei “Paccasassi”, miniera di vitamina C serbata sott’olio, aveva il “suo” rimedio anti-scorbuto. Di recente però l’erba ha rischiato (capita) l’estinzione per troppo amore, causa raccolta selvaggia. S’è scelto così di proteggerla vietandone la raccolta dentro il Parco che il Conero è oggi. L’idea vincente del duo è stata quindi quella di coltivarla: prendendosi però gli anni di prove necessarie ad “addomesticare” il Paccasasso e definire una routine che ne assicurasse disponibilità tutto l’anno. Le coltivazioni sono dentro il Parco, habitat naturale della pianta, che gode così degli influssi e serba le stimmate di sempre. Inarrestabili, i due hanno poi ampliato la proposta con tre salse derivate dai Paccasassi: una senape, una maionese senz’uovo (veg, come da tendenza) e un pesto. E al prodotto icona hanno aggiunto altre specialità gourmet: salse lampone e pera, senape e peperoni, e composte di frutta bio.