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LA GRIFFE

Vicentini Docg Soave Superiore Il Casale

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2010
Uvaggio: Garganega
Bottiglie prodotte: 10.000
Prezzo allo scaffale: € 18,00 - 20,00
Proprietà: Agostino Vicentini
Enologo: Emanuele Vicentini

Storie di terra, di uomini e di passioni. Anche storie di vino, ovviamente. Quelle che ti fanno immaginare un progetto e che quasi ti costringono a realizzarlo. Poco importa dove ti trovi, è il perché lo fai che conta. Deve essere stato così anche per i Vicentini, da sempre legati alla terra e ai suoi frutti ma capaci nel tempo di ridisegnare (se non proprio di ripensare), seguendo appunto un’idea, il proprio percorso. Perché la terra ti dà tante possibilità, sta all’uomo scegliere quale cavalcare. Ascoltandola, certo, ma mettendoci anche la propria libera interpretazione. Quella che ti fa decidere, in tempi non sospetti, per la vigna e l’uva in una terra che potrebbe dare anche tanto altro, dalle ciliegie alle olive. Agostino ha ereditato la terra e un progetto dal padre. Quattordici ettari di vigneto e una smisurata passione, l’esperienza e l’amore. Tutto questo, sapientemente mescolato come in una ricetta perfetta che dà vita ad un piatto unico, hanno permesso ai Vicentini di crescere e affermarsi come una delle migliori realtà della regione, con uno stile originale e ben preciso. Bianchi e rossi figli delle denominazioni di riferimento del veronese: Soave e Valpolicella. Tra i primi, ecco vini ricchi, generosi, di maturità elevata e pienezza. Prendere o lasciare, questa è l’idea di famiglia, e il risultato non fa una piega. Prendiamo il Soave Superiore Il Casale 2010. Un bianco rigoglioso fin dai profumi, capace di ammaliare per i toni di frutta gialla, ben alternati a cenni di muschio, erbe aromatiche e sensazioni quasi ferrose. In bocca è un vino grasso, opulento, materico. Che rinuncia forse a un minimo di dettaglio, di sfumature, per centrare in pieno la via della dimensione e della polpa. Un vino sferico, perfettamente in linea con il cromatismo dorato e gli aromi maturi. Che stupisce senza la volontà di illudere. Anzi, riuscendo a non perdere mai di vista equilibrio e allungo. Figlio di uno stile uguale a se stesso ma capace di tracciare un percorso. A suo agio nel gioco delle interpretazioni, delle idee e degli stili che in ogni territorio, in ogni denominazione che si rispetti hanno la necessità di tracciare sentieri anche molto diversi tra loro ma non per questo necessariamente gerarchici.

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