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LA GRIFFE

Berlucchi Franciacorta Docg Palazzo Lana Brut Satèn

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2004
Uvaggio: Chardonnay
Bottiglie prodotte: 10.000
Prezzo allo scaffale: € 25,00 - 27,00
Proprietà: Guido Berlucchi & C. Spa
Enologo: Arturo Ziliani

Le vicende di questo storico marchio dell'enologia italiana cominciano agli inizi degli anni '50, quando Guido Berlucchi, insieme ad un giovane enologo, Franco Ziliani, e al suo collega Giorgio Lanciani, vollero concretizzare il sogno di produrre in Franciacorta un vino spumante capace di misurarsi con lo Champagne. Nel 1961 furono elaborate le prime tremila bottiglie di metodo classico, che Ziliani battezzò “Pinot di Franciacorta”. Un'intuizione vincente, che per la prima volta portava il toponimo Franciacorta su un'etichetta di un vino. Oggi, gli ettari di proprietà in Franciacorta sono 90 e i centri di vinificazione 3 (Borgonato, Lavis e Casteggio), in più l'azienda con sede a Borgonato, solidamente collocata fra i leader di mercato in Italia nel settore spumanti metodo classico, possiede anche l'Antica Fratta di Monticelli Brusati, villa ottocentesca, recentemente restaurata, il Relaisfranciacorta, un complesso alberghiero, che comprende il ristorante “La Colombara” e la tenuta Caccia al Piano 1868, 20 ettari di vigneto, situata a Castagneto Carducci, nel cuore del terroir bolgherese. Oggetto del nostro assaggio il Satèn della nuova linea Palazzo Lana, dal nome della dimora adiacente alle cantine dove fu scritto il destino di un territorio, è stata concepita alla fine del 2004, dopo una vendemmia particolarmente interessante. Le sue uve provengono dai migliori vigneti di Castello di Borgonato, Arzelle e dalla vigna San Carlo. Il vino ha un limitato apporto di liqueur de tirage per sviluppare una sovrappressione inferiore alle consuete 6 atmosfere, ed è affinato sui lieviti per almeno 48 mesi. Nel bicchiere questo Satèn ha spuma soffice, perlage delicato. I profumi sono delicati ed evidenziano evidenti note floreali, tiglio in particolare, arricchiti da cenni di miele d’acacia. In bocca, le bollicine sono discrete e il vino ha un attacco morbido, ben contrastato da una buona freschezza acida, fino ad un finale piacevolmente sapido.

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