L’Ungheria enoica ci è nota soprattutto per la produzione del Tokaji, ma, in realtà, specie nel recente passato, in questa nazione da poco entrata nella Comunità europea si sono fatti passi da gigante in tutte le direzioni enologiche, per così dire e, non di rado, anche grazie al contributo del know-how italiano. Ed ecco che accanto ad una produzione che resta prevalentemente bianchista, si sta piano piano affermando anche quella rossista. In zone di produzione, per esempio, come quelle a sud del Paese, Alföld, Szekszárd e Villány-Siklós. E proprio da quest’ultima proviene il vino oggetto del nostro assaggio. Ottenuto da uve Kékfrankos (nome con cui è noto il Blaufränkisch, vitigno di origine austriaca), questo rosso è affinato in legno piccolo sia nuovo che di secondo passaggio. Il risultato è un prodotto dai profumi ben assestati, tendenzialmente freschi e di ottima pulizia. Certo, non pare un vino capace di esprimere grande complessità, ma in bocca trova senza dubbio il suo punto di forza, evidenziando una grande bevibilità e piacevolezza.
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