Quella condotta da Raffaele Troisi, istrionico produttore irpino e figlio d’arte, è senza ombra di dubbio una delle realtà storiche della zona, condotta con principi artigianali e capace di un caveau di vecchie bottiglie che hanno svelato le incredibili potenzialità dei bianchi irpini, Fiano e Greco in testa. Noi abbiamo invece assaggiato la Coda di Volpe, vitigno forse meno nobile che Vadiaperti ha dimostrato di saper trattare come si deve. Un vino affatto minore, dunque, che non avrà la longevità e la classe della coppia d’oro dei bianchi irpini per eccellenza, ma che è bottiglia di sicuro godimento. Profumi intensi e sorso prolungato, di bella complessità.
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