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LA GRIFFE

Ca’ Marcanda Toscana Igt Magari

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2012
Uvaggio: Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc
Bottiglie prodotte: 80.000
Prezzo allo scaffale: € 38,00 - 40,00
Proprietà: Angelo Gaja
Enologo: Guido Rivella

Azienda bolgherese importante ma, soprattutto, cantina pensata e voluta da Angelo Gaja. Basterebbe questo per rendere attraente la storia, visto che parliamo di un territorio blasonato del vino italiano e di uno dei suoi uomini più significativi, simbolo di successo e capacità. Cà Marcanda si trova nel comune di Castagneto Carducci e nasce alla metà degli anni Novanta. Una sorta di bis toscano del produttore di Barbaresco, deciso a bissare in questa regione l’impresa di Pieve Santa Restituta a Montalcino. Gli ettari totali sono all’incirca cento mentre la cantina è completamente interrata e puntellata di olivi. Oggi le bottiglie prodotte superano le 400 mila. Le varietà allevate sono quelle ormai considerate tipiche per la zona, vale a dire in prevalenza Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah. Impresa prevalentemente rossista, dunque, come è normale per un’azienda diretta emanazione di un’impresa che ha la casa madre nelle Langhe, nel cuore di una regione ancorata ai grandi vini da invecchiamento. Diverse le etichette prodotte, dal Bolgheri Rosso Camarcanda, che mutua in pratica il nome della tenuta, al Promis, fino all’eccezione bianchista Vistamare. E poi ovviamente il Magari, vino che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare di recente nella sua versione 2012. Si tratta di un uvaggio composito che prevede un 50% di Merlot in assemblaggio a quote paritetiche di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Il colore rubino carico è particolarmente vivo mentre il naso attacca su intense folate di frutta matura, dalla ciliegia scura al mirtillo, fino a sfumature di ribes che regalano cenni erbacei sempre eleganti e puntuali. La bocca è assai calibrata, pur in una dimensione solare, tipicamente mediterranea che non rinuncia ad un deciso abbraccio alcolico. Il centro bocca è avvolgente, ampio, carnoso e non lascia mai sguarniti i tannini, carezzevoli e ben estratti. Il finale è lungo, sapido, di sapore e sostanza, mai crespo e capace di ricordi netti e durevoli. Un vino rosso toscano, bolgherese, in tutto e per tutto. Pensato e realizzato, tuttavia, da un gentiluomo che ci ha senz’altro messo un pizzico di quella proverbiale eleganza piemontese, ma anche è stato capace di farlo con tatto, rispetto e discrezione.

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