Argiolas è azienda di riferimento, sotto la guida della terza generazione, Valentina con il marito Elia Onnis, Francesca e Antonio, e con l’enologo Mariano Murru, allievo di Tachis. Quel che si dice un’azienda decisamente a gestione familiare quella con sede a Serdiana, in provincia di Cagliari. Ma Argiolas ha saputo, oltre che conservare questa sua profonda identità, svolgere un ruolo fondamentale per l'enologia della Sardegna. Difficile, infatti, anche per l'appassionato più distratto, non conoscere e soprattutto non avere una bottiglia a firma Argiolas nella propria cantina. La svolta arriva nel 1991, con la creazione del marchio e una più capillare distribuzione dei prodotti sia in Italia che all'estero, ma il lavoro più importante, quello nei vigneti, possiede una storia ben più lunga, cominciata addirittura nel 1918. Oggi l'azienda conta su oltre 230 ettari vitati e due milioni di bottiglie prodotte complessivamente ogni anno. Ma al di là della forza dei numeri, Argiolas rappresenta una di quelle fortunate realtà dove tecnica ineccepibile e carattere del territorio giungono alla loro sintesi più convincente. Simbolo di questa filosofia produttiva e di questo stile enologico è senza dubbio il Turriga, prodotto per la prima volta nel 1988. Ottenuto dalle uve dell'omonimo vigneto, posto a circa 230 metri sul livello del mare, in zona di Selegas, vicino a Piscina Trigus, il Turriga è un intrigante blend di uve autoctone (Cannonau, Carignano, Bovale e Malvasia Nera), che viene affinato per 18 mesi in barriques. Un “Super-Sardinia”, parafrasando la fortunata dicitura adottata per gli Igt della Toscana. La versione 2011, è particolarmente centrata, conciliando la consueta potenza di questo vino a una notevole eleganza, espressa soprattutto dalla docilità e dalla finezza del suo corredo tannico. I profumi sono ricchi e profondi, con note di ciliegia in grande evidenza, ma anche di mirto e cenni affumicati e leggermente boisé a rifinitura. In bocca, il vino possiede una struttura solida e ben articolata, grazie ad una verve acida continua, congedandosi con un finale lungo e fruttato, con solo un po’ di rovere in esubero, destinato però al suo completo assorbimento con un ulteriore riposo in bottiglia.
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