Il critico d’arte nella chiusura dell’Anno del Cibo italiano nel mondo: “dobbiamo lavorare sul racconto del “mito” legato alla nostra enogastronomia e ai nostri territorio. E dobbiamo essere aperti come siamo sempre stati, e non chiuderci su noi stessi. E da questo deve ripartire non solo l’Italia, ma l’Europa, che è quella delle Regioni, e delle ragioni. Perché è quella del glocal vero, non teorico, dove un modo di mangiare toscano o napoletano si può imparare nel mondo”.
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