Ha bisogno di un po' di tempo, questo rosato etneo, fatto all'antica. Il naso, inizialmente selvatico, sprigiona col tempo un frutto nitido, di fragola e ciliegia, condite da rose, alloro e menta. Succoso e limpido, ha un bel corpo fatto di pepe, sapidità e un tannino discretissimo. Uva bianca e rossa insieme, da vigne che stanno a 1000 metri, macerazione breve di 36 ore: così veniva fatto il vino a Passopisciaro negli anni di Don Peppinu, il nonno di Giuseppe. Tempi in cui il boom non era ancora arrivato, quando si vendeva lo sfuso alle persone che salivano da Catania e si dirigevano a Passopisciaro “dove il vino lo fanno buono”: alla colonna del paese stavano seduti i vignaioli, a chiacchierare e intercettare le richieste. Giuseppe è cresciuto così, le estati passate in campagna col nonno, imparando da lui tutto quello che sa di vigna. Di vino anche, ma con qualche accorgimento in più: d'igiene, di colmature, di tempi. Oggi Giuseppe e sua moglie Valeria posseggono e gestiscono in tutto 4 ettari di giardini vecchi anche 100 anni, con onestà e dedizione, facendo quel che dicono e saldando con genuinità la fiducia di quel condominio che si chiama Etna. Terra fortunata.
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