Giuseppe Russo, prima di diventare un vignaiolo tra i più apprezzati dell'Etna, era avviato verso una carriera da musicista. Nel 2004 è però costretto ad un cambio esistenziale repentino: prendere in mano le redini dell’azienda di famiglia, ribattezzata con il nome del padre, che Giuseppe si ritrova a dover gestire dopo la sua morte. Se talvolta certi cambiamenti sono soltanto imposti, in questo caso ci troviamo di fronte invece ad un percorso che, a ben guardare, ha ubbidito alla medesima sensibilità, che aveva caratterizzato “l’altra vita” di Giuseppe. Perché quando sappiamo guardare, con sensibilità appunto, agli strani percorsi della vita, a volte quello che ci viene tolto, anche dolorosamente, ci viene restituito poi in altre forme. All’inizio di questa avventura Giuseppe ha dovuto reinventarsi vignaiolo, faticando perché gli mancava pratica ed esperienza, ma mai perdendo la certezza di avere in mano un’importante eredità da conservare e tutelare. Ecco allora tutta una serie di scelte rigorose e una visione appassionata quanto sensibile: vecchi vigneti (in alcuni casi anche centenari), sistema di allevamento ad alberello, regime biologico, rispetto per il territorio e vinificazioni separate per valorizzare le uve provenienti dalle diverse contrade, a comporre un portafoglio etichette dallo spiccato carattere. L’azienda, attualmente, conta su 15 ettari a vigneto, dislocati su 3 poderi (più la gestione di 1 ettaro a Calderara Sottana), per una produzione di 65.000 bottiglie. E ogni podere, evidentemente, ha una storia peculiare, producendo vini diversissimi: nel comune di Randazzo, c’è Feudo con il suo microclima influenzato dai venti che arrivano dal Valdemone, e San Lorenzo, il più esteso dei tre, con 8 ettari vitati, le viti allevate tra i 700 e gli 800 metri sul livello del mare su colate laviche non troppo antiche. E poi c’è Feudo di Mezzo, appena un ettaro vicino a Passopisciaro, posto su un ripiano tra due colate laviche, dal terreno aspro, scuro e irregolare. Oggi l’azienda di Giuseppe Russo non è certo più una novità, anzi è unanimemente considerata come una delle migliori realtà del sempre più affollato scenario etneo, con vini dallo stile ben definito e dalla solida continuità qualitativa. L’Etna Bianco San Lorenzo 2019, novità assoluta, che uscirà sul mercato tra un anno, fa un passaggio in legno prima di andare in bottiglie e mette insieme profumi di fiori di tiglio e ginestra, cedro e tocchi di frutti tropicali, con cenni gessosi a rifinitura. In bocca, lo sviluppo è tonico e sapido, dai frequenti contrasti dolce-acidi, per terminare in un finale ampio e ammandorlato.
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