La Garganega a fine maturazione riesce ad immagazzinare una luce gialla particolarmente calda, che ricorda molto il Sole che si avvicina al tramonto. La macerazione che ha sperimentato Marina Camerani sulla sua Garganega, riesce a convogliare questa luce in bottiglia (appositamente di vetro bianco trasparente) chiamandolo Inti, il nome che il popolo Inca ha dato, appunto, al Dio del Sole. 40 sono i giorni di riposo sulle bucce, lungo un procedimento - fra fermentazione alcolica, malolattica e affinamento - che avviene del tutto in tini di cemento non vetrificato. Ne risulta un vino dalla profonda soddisfazione gustativa, lento ma non spesso, che sa di pasta di mandorla, canfora, ginestra, albicocca e arancia, dalla buona aderenza tannica e dall'indulgenza sapida e pulita. Una Garganega inconsueta, ma non meno piacevole di quella a cui siamo abituati, prodotta da una donna che vinifica e studia l'uva di Soave e della Valpolicella - e i loro adattamenti alle differenti condizioni pedo-climatiche di Corte Sant'Alda - da diversi lustri. I risultati sono noti: vini gradevoli e perfettamente aderenti al suo concetto di viticoltura e ambiente profondamente rispettoso.
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