Nel 1807 il Marchese Carlo Tancredi Falletti sposò la nobile francese Juliette Colbert Maulévrier. Juliette fu la prima ad intuire le potenzialità del Nebbiolo coltivato in queste terre e notò come l’utilizzo di botti di legno apportava profondità e longevità a questo vino. Le “Cantine dei Marchesi di Barolo”, di proprietà dei Marchesi Falletti, all’estinguersi di questa famiglia, passarono, nel 1864, all’Agenzia della Tenuta Opera Pia Barolo. Intanto, Pietro Abbona lavorava nella cantina paterna Cavalier Felice Abbona & Figli (1895) e nel 1929 riuscì ad acquistare l’Agenzia della Tenuta Opera Pia Barolo e i suoi vigneti. Pietro Abbona, vero e proprio patriarca del Barolo, fece conoscere il vino della sua terra in tutto il mondo, portando la sua etichetta - che raffigurava stilizzati i castelli di Barolo e di Serralunga - ovunque, anche sulle mense più lontane. Erede della tradizione dei Marchesi Falletti - le cinque “Botti della Marchesa” (Juliette Falletti Colbert) dove nacque il Barolo agli albori dell’Ottocento, ormai pluricentenarie oggi sono ancora, dopo accurati restauri, perfettamente integre ed efficienti e troneggiano nella cantina storica aziendale - Abbona innescò un percorso enoico solido e virtuoso che ancora oggi determina il successo dei vini a marchio Marchesi di Barolo. Oggi con Ernesto e Anna, e i figli Valentina e Davide, siamo arrivati alla sesta generazione della famiglia Abbona come produttrice di vino. La Marchesi di Barolo (con lo storico Cru Cannubi a cui ha aggiunto anche quelli di Coste di Rose e Sarmassa insieme all’assemblaggio Vigne di Proprietà in Barolo per il Barolo, Serragrilli per il Barbaresco, Boschetti e Madonna di Como per il Dolcetto d’Alba, Paiagal per la Barbera d’Alba e Gavi di Gavi per il Gavi) è ormai una delle realtà più significative dell’intero areale del Barolo e non solo. 200 sono gli ettari vitati, anche allevati negli areali del Roero e del Monferrato, per una produzione di 1.500.000 bottiglie distribuita su un ricco portafoglio etichette, che comprende praticamente tutte le tipologie più prestigiose del Piemonte enoico, dal Barolo al Barbaresco, dal Nebbiolo d’Alba alla Barbera d’Alba, dal Dolcetto d’Alba al Roero Arneis, dal Gavi al Moscato d’Asti e al Brachetto d’Acqui. Il Barolo Cannubi 2019 possiede naso variegato che alterna rimandi ai fiori appassiti, ai mirtilli e ai gelsi, con tocchi di china, erba appena tagliata, tabacco, radici di liquirizia e sottobosco. La bocca ha un eccellente impatto ben equilibrato tra frutto, tannini e verve acida, per uno sviluppo articolato e continuo che si conclude con un finale dalla piacevole nota balsamica rinfrescante.
(are)
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