Un tempo Palermo era il cuore della “Conca d’Oro”. La pianura che circonda la città fino alla metà del secolo scorso era un unico, grande giardino costellato dal verde dei suoi agrumeti ed andava da Villabate a Sferracavallo. Nel periodo di massima estensione copriva circa 15.000 ettari di terreni intensamente coltivati, tra muri a secco, canali, pozzi e pompe per l’approvvigionamento di acqua. Oggi della “Conca d’Oro” è rimasto ben poco: negli ultimi cinquanta anni i terreni coltivati si sono ridotti quasi dell’80%, la città di Palermo si è allargata a macchia d’olio e quel giardino è praticamente scomparso. È rimasta intatta solo una porzione tra Ciaculli e Croceverde Giardina, dove, negli anni Quaranta del secolo scorso, per una mutazione spontanea del mandarino avana, si originò una varietà nuova che maturava più tardi, da gennaio a marzo. È il mandarino tardivo di Ciaculli, un mandarino con pochissimi semi, dolcissimo, succoso e dalla buccia fine che si diffuse in modo rapido tra i coltivatori della zona. Buonissimo fresco, evidentemente, è anche una delle materie prime principali dei pasticcieri e dei gelatieri siciliani, che lo utilizzano per le loro granite, gelati, gelatine, spremute, liquori e, con l’aggiunta di un po’ di succo di limone, marmellate. Il tardivo oggi è la produzione più prestigiosa di un consorzio, fondato nel 1999, che riunisce piccoli coltivatori-proprietari di circa 80 ettari, che caparbiamente valorizzano e difendono le aree agricole di alto pregio situate nella Conca d'Oro palermitana, attraverso un'agricoltura sostenibile e di qualità.
(fp)
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