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DA OGGI AL 15 SETTEMBRE

La Barbera, da rosso popolare a vino “pop”. Nell’eleganza piemontese la sua “manifesta superiorità”

Alla “regina” del Monferrato (femminile per Giosuè Carducci, maschile per Mario Soldati) è dedicato il “Barbera Wine Festival” n. 1 ad Asti

Vino di tutti e per tutti, nel Novecento la Barbera è il vitigno che rappresenta la rinascita della viticoltura in Piemonte, dopo la fillossera (dove, oggi, rappresenta il 30% dei 43.000 ettari di superficie vitata). Come nella tradizione piemontese e oggi universalmente conosciuta, il poeta Giosuè Carducci la declina al femminile, il maestro del giornalismo Mario Soldati al maschile (come abbiamo raccontato in un video su WineNews). Doc dal 1970 e Docg dal 2008, dopo un lungo periodo in cui ha continuato ad animare i territori circostanti, l’ascesa della Barbera d’Asti tra i grandi vini italiani si colloca negli ultimi 30 anni di storia italiana, grazie ad un gruppo di produttori decisi ad accrescere la qualità in vigna ed in cantina di questo rosso versatile ed immediato, ma anche appagante e completo, pur lontano da un consumo ingessato, ma che ha nell’eleganza tipica dei vini piemontesi la sua “manifesta superiorità”. Mantenendo il suo stretto legame con la tradizione contadina e la sua riconoscibilità territoriale con il Monferrato, oggi uno dei distretti più vivaci del vino italiano, tra i vini più in continua evoluzione, la Barbera d’Asti Docg, con i suoi oltre 5.400 ettari vitati in ben 167 Comuni tra Asti ed Alessandria per una produzione di 18 milioni di bottiglie, di cui oltre il 50% destinate all’export (ma con un potenziale superiore, e un giro d’affari stimato di 400 milioni di euro), ha saputo, infatti, rinnovarsi per rispondere ad esigenze e gusti diversi, conquistando la critica internazionale, grazie anche alla tipologia Superiore, di cui può fregiarsi in seguito a un passaggio di invecchiamento di minimo 14 mesi, dei quali almeno 6 mesi in botti di legno, e con le sottozone Tinella e Colli Astiani, mentre quella del Nizza da alcuni anni è diventata una Docg (la “super Barbera”, consacrata da “Wine Enthusiast” in vetta alla “Top 100 Wines of 2018” con il Nizza Cipressi 2015 di Michele Chiarlo). Ed è qui che, aspettando l’ormai prossima vendemmia, va in scena il primo “Barbera d’Asti Wine Festival” voluto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato (con il “Corriere della Sera”), da oggi al 15 settembre ad Asti, in occasione della storica “Douja d’Or” n. 58, l’evento degli eventi dei vini piemontesi.
Quando, nei primi anni dell’Ottocento, Giorgio Gallesio, uno dei più grandi botanici di tutti i tempi, nella sua opera “Pomona Italiana”, parla della Barbera e più precisamente della “vitis vinifera Montisferratensis”, elevandola tra le varietà italiane più importanti, fu chiaro anche alla scienza che quel vitigno ce l’aveva. Sebbene se ne ipotizzi l’origine e la coltivazione in Monferrato già nel Medioevo, la sua comparsa storiografica è un atto catastale del 1500 e, già a fine Settecento, inserendola nella sua Ampelografia, il Conte Giuseppe Pergamo Nuvolone, vicedirettore della Società Agraria di Torino, l’aveva fatto entrare nel novero dei vitigni piemontesi, di cui oggi è quello a bacca rossa più diffuso e coltivato. Il bello era che il vino che quel vitigno autoctono rustico ed artigianale, la cui caratteristica era di crescere abbondante e con grande vigoria, regalava, non doveva la sua origine ad intellettuali illuminati e nobili marchesi, come quel rosso del vicino Nebbiolo destinato alla gloria d’esser il “vino dei re”: la Barbera, grazie all’immediata diffusione in tutto il Monferrato, divenne ben presto il vino di tutti i giorni, destinato dai contadini al proprio consumo, contribuendo a costruire quel rapporto quotidiano che ne rappresenta il più profondo tratto identitario. Una cosa con il Barolo, però, la Barbera ha in comune: quel territorio di Langhe Roero e Monferrato che è il primo paesaggio del vino italiano riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco - 10 anni fa, ricorrenza che si festeggia quest’anno - per l’eccezionale bellezza, la tradizione storica antica legata alla coltura della vite, ma anche e soprattutto per una vera e propria “cultura del vino” profondamente radicata nella comunità.
Una cultura da cui trae ispirazione anche il “Barbera d’Asti Wine Festival” n. 1, promosso dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, guidato da Vitaliano Maccario, e dedicato alla “regina” del Piemonte (che, da anni, si è rilanciata, grazie a tante iniziative aziendali ed anche con la precedente presidenza di Filippo Mobrici, ndr), con la direzione artistica di Luciano Ferraro, vice direttore del “Corriere della Sera” (come ci ha spiegato a tu per tu), media partner, e diffuso in tutta la città, a partire da Palazzo Michelerio e Palazzo Alfieri. Tra masterclass (guidate da esperti italiani e internazionali, solo per citarne alcuni, da Robert Camuto a Veronika Crecelius, da Gianni Fabrizio ad Aldo Fiordelli, da Othmar Kiem a Jeff Porter a Marco Sabellico, a Palazzo del Michelerio), degustazioni ed incontri con personalità di spicco del mondo del vino, della cultura e dell’impresa, moderati dalle firme del “Corriere” Ferraro, Roberta Scorranese ed Isidoro Trovato: da Neri Marcorè, attore, regista e doppiatore italiano, all’ex calciatore Andrea Barzagli, produttore di vino con Le Casematte, da Curtis Frasca, imprenditore, compositore e owner cantina Frasca La Guaragna, al cantautore Giorgio Conte, dalla scrittrice Stefania Auci al fotografo dei grandi della musica Guido Harari, da Diego Parassole a Leonardo Manera; e, dal mondo del settore, da Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, al wine consultant Costantino Gabardi, da Florent Roques Boizel, owner Atelier 1834 - Champagne Boizel, a Philippe de Lur Saluces, owner Château de Fargues, da Danilo Guerrini, general manager Borgo San Felice Resort e delegato Relais & Château Italia, a Cristina Mercuri, wine educator, fondatrice di Mercuri Wine Club, da Filippo Bric(co-founder studio Bricolo - Falsarella) ad Alessio Planeta (ad Planeta), da Paolo Porfidio, Head Sommelier Terrazza Hotel Gallia, a Tinto, conduttore “Decanter” Rai Radio 2 e “Camper in viaggio” Rai 1. E, tra spettacoli, musica e Cracking art, con le famose installazioni di animali giganti in plastica colorata rigenerata, per concludere in dolcezza, nel segno dell’anima “pop” della Barbera, c’è anche il gelato alla Barbera limited edition, creato da Guido Martinetti, fondatore di Grom e del brand di gelati Lec con il pilota della Ferrari Charles, e produttori di vino a Costigliole d’Asti, con Mura Mura.

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