Grazie anche ad una rinnovata spinta commerciale ritrovata nel recente passato, i rosati sono sempre più presenti nell’offerta delle aziende praticamente di qualsiasi denominazione italiana. Quello della chiantigiana Tenuta di Arceno, da uve Sangiovese, il Rosambra nella versione 2024 profuma di lampone, ciliegie e fiori di campo, con tocchi agrumati a rifinitura. In bocca il sorso è fragrante e contrastato, dallo sviluppo croccante e dal finale pulito ancora dai ritorni fruttati. Nei pressi di Castelnuovo Berardenga, “capitale” della Unità Geografica Aggiuntiva più meridionale della denominazione del Chianti Classico, si trova la Tenuta di Arceno, 112 ettari a vigneto, coltivati in prevalenza a Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, per un una produzione complessiva annua di 353.000 bottiglie. La proprietà è americana (la Jackson Family Wines ha acquisito la tenuta nel 1994) e la guida tecnica ha un non nascosto influsso bordolese, con più di qualche ascendente californiano, trovandosi nelle mani di Pierre Seillan - creatore a Sonoma di Verité Winery e prima attivo a Saint-Emilion - e dell’italo-americano Lawrence Cronin. Da qui escono etichette di inappuntabile fattura: dai Sangiovese chiantigiani declinati con stile sobriamente moderno ai blend e alle purezze di impostazione internazionali, realizzati con altrettanta misura anche se più influenzati dal rovere.
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