Pier Paolo accoglie sorridente, con un vocione sonoro, che non accenna mai a calare: coerente con la sua stretta di mano e le idee chiarissime, che ha sulla sua valle, la sua scelta di vita, i suoi vini. La famiglia ha sempre coltivato l'uva, ma come tante, l'ha poi conferita. E Pier Paolo aveva scelto un'altra strada, quella di agente di commercio, dove ha imparato l'arte che voleva mettere da parte. Nel 2000 prende coraggio e si costruisce la cantina per vinificare a modo suo la vigna che aveva: niente prodotti di sintesi e diserbo in vigna, e niente prodotti enologici in cantina; controlla le temperature in fermentazione, ma non impazzisce dietro alle analisi. Risultato? Commovente. Due le vigne importanti: Morópio, a Marano, su terreno argillo-tufaceo, che dà un Amarone tutto pepe, china ed erbe medicinali; e Ca' Coato, a Negrar, su terreno argillo-calcareo, che ribalta ogni riferimento di Amarone fino qui stabilito. Residuo zuccherino irrisorio, acidità elevatissima, un naso via via più profondo (mora selvatica, una punta di candito, di nuovo la china) e una bocca vorticosa: lunghissima, fresca e ruvida, che svela, infine sì, una ciliegia sbarazzina e riappacificante.
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