Un lavoro certosino, ben sostenuto dal tipico sottosuolo morenico, dal taglio artigiano della label e dal metodo d’un wine maker come Paolo Inama. Il risultato è espresso a dovere nel vino, fiore all’occhiello aziendale, figlio di Chardonnay e Pinot Nero allevati in parte a guyot e in parte con la riedizione (ammodernata) della pergoletta trentina, saggia risposta ai capricci climatici in corso. Le basi hanno una frazione - misurata - lavorata in legno. Ma è la freschezza nobile del frutto dopo 60 mesi di lieviti e la scelta del dosaggio zero a colpire d’impatto. L’ingresso in bocca è incisivo e il finale, con ricordi di golden e frutta secca, convince e conquista.
(Antonio Paolini)
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