Al di là delle recenti vicissitudini aziendali, a Montalcino resta indelebile l’esempio e la storia produttiva di Biondi Santi, senza la quale il Brunello semplicemente non esisterebbe. A questo, va aggiunto che, in Italia, questa cantina è una delle poche che può “raccontare” con dovizia di particolari la storia di un vino: non solo perché conserva un incomparabile archivio della propria produzione, in grado di portare alla prova del bicchiere questo percorso, ma anche perché incarna un “continuum” temporale, che intreccia e identifica vino, terra, vitigno e uomini. Ossia quello che, al di là della sua complessità di significato o, se vogliamo, oltre la banale interpretazione contemporanea, è il Terroir. Il Brunello di Montalcino Riserva 1955, ogni volta che lo assaggiamo, resta un vino incredibile, in senso letterale. Colore trasparente e brillante, profumi per nulla riconducibili alla sua età, sfaccettati e fragranti. Forse in bocca, il vino sembrerebbe un po’ più evoluto, ma grinta, sapore e densità sono ancora protagonisti. È un grandissimo Brunello, semplicemente emozionante e tuttora un modello da ricercare.
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