Probabilmente, in Italia, soltanto la “dinastia” Biondi Santi può “condensare” in una verticale la storia di un vino, di una famiglia e di un territorio. Non solo per il semplice fatto che ha saputo conservare nel tempo un “archivio” della propria produzione in grado di raccontare queste cose, ma anche, e soprattutto, perché incarna senza indecisione un “continuum” temporale, composto da tre elementi distinti ma che inevitabilmente si intrecciano finendo con l’identificarsi: una famiglia, un vino, un territorio. Detto questo, dalla verticale che abbiamo recentemente fatto al Greppo (Riserva 2004, 1999, 1995, 1983, 1975, 1955) abbiamo scelto la 1955 che, senza tanti giri di parole, resta un vino incredibile. Colore brillante, profumi poco riconducibili all’età del vino, decisamente complessi e sfaccettati. In bocca, il vino sembrerebbe un po’ più segnato dall’evoluzione, ma tannini ancora pieni ed un nerbo acido di grande vitalità gli donano freschezza e grinta. E’ un grandissimo Brunello che coniuga potenza ed eleganza allo stesso tempo. Semplicemente emozionante.
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