Qualcuno potrebbe dire che questa è l’ennesima volta che dedichiamo lo spazio della “Griffe” ad un vino di Biondi Santi e potrebbe chiedersi il perché. Secondo noi, questo vino è uno dei pochi tra gli italiani capace di superare le “minacce” della moda e restituire un’emozione certa a chi lo assaggia. Molto semplicemente. È un vino costruito, per esempio, guardando alle uve con in testa un progetto enologico ben definito e quindi non cercando mai maturità esagerate più proprie delle frutticoltura che dell’enologia. È un vino fermentato in cemento e affinato in botti grandi. Un processo che non è mai cambiato, neppur quando chi non aveva una barrique in cantina era considerato un rimasuglio dell’enologia arcaica. Di passaggio, notiamo che oggi chi non produce vino da tini di cemento e botti grandi è considerato un rimasuglio di un’enologia ormai arcaica. Le bizzarrie del mondo enoico, soprattutto italiano, ma tant’è. Certo, il Brunello Biondi Santi non è restato staticamente uguale a se stesso. Si è affinato, ha corretto qualche vizio di forma, ma nel contenuto è sempre il medesimo: un vino emozionante. Ha accompagnato l’evoluzione di una denominazione, dove anche altre cantine sono diventate importanti, ma non ha mai perso il suo ruolo di riferimento, senza però farlo con prepotenza o alterigia. Accompagnando, appunto, gli altri produttori. Chi non conosce la Tenuta Greppo, oggi guidata da Jacopo Biondi Santi, perde insomma un pezzo decisivo dello scacchiere del vino italiano. Uno dei più belli e coinvolgenti. Non c’è bisogno di ricordare che si deve a questa famiglia l’invenzione del Brunello di Montalcino e che, a tutt’oggi, è questa la cantina più prestigiosa del territorio. Noi di WineNews avemmo la fortuna di assaggiare l’annata 2004 direttamente dalla botte, accompagnati da Franco Biondi Santi. Il vino, che allora ci sembrò straordinario, si conferma ad altissimi livelli nella gerarchia della casa. Brunello classico, mediterraneo, profuma di bosco e selvaggina, scorze d’arancia e radici. La bocca è profondissima, attraversata da un’acidità saporita. Chiude infinito su cenni d’incenso.
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