Il Vitrarolo è un vitigno reliquia della Sicilia. È un superstite riacciuffato grazie al progetto di recupero cloni autoctoni antichi, che popolavano l’isola prima della fillossera e che sono andati (quasi) persi: tranne in qualche punto remoto della Sicilia. La Regione Sicilia ne ha analizzato circa 7000 campioni a partire dai primi anni del 2000 e grazie alla collaborazione virtuosa di aziende e centri di ricerca si è arrivati ad piantare e micro-vinificaficare 75 vitigni. Qui entra in scena l’amicizia fra Sergio Fina e Francesco Pulizzi, che si appassionano al progetto e nel 2019 creano il primo vigneto di Vitrarolo - parola onomatopeica che richiama il suono del suo tralcio attorcigliato, simile al vetro che s’infrange. Seguono i primi assaggi e le prime vinificazioni e cresce la consapevolezza delle famiglie Fina e Pulizzi di essere di fronte ad un vitigno ed un vino unico (già confermato dal Dna), su cui vale la pena investire. Ecco quindi la versione 2023, profumata di uva, pepe, gelso e melograno, che subito si trattiene sulla lingua per poi esplodere in bocca vivace e fresco, colmo di polpa fruttata e selvatica, con lievi note amaricanti e un lungo finale di ciliegia e viola.
(ns)
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