Sono molti i grandi vini che hanno visto la luce più o meno per caso. Il Cervaro della Sala no. Un vino fortemente voluto da tutti i suoi protagonisti. Dalla famiglia Antinori, anzitutto, decisa a ritagliarsi uno spazio importante anche nell’universo "bianchista", come da Renzo Cotarella che non ha mai smesso di lavorare perché quel vino, dalle colline di Orvieto, riuscisse a parlare al mondo e col mondo si potesse confrontare. Un bianco in grado di sfidare lo spazio ma soprattutto il tempo: che non solo sapesse invecchiare ma che dovesse farlo per esprimere tutta la sua grandezza. Tante le annate meravigliose da quel 1986, primo vero millesimo di Cervaro, mai nessuna forse (e ancora…) come la 1994. Che ci consegna vino grandioso, di imbarazzante gioventù eppure di incredibile completezza. Un vino che abbaglia coi suoi colori oro e smeraldo, che stupisce per i profumi finissimi che dalla frutta virano verso il cuoio, la pelliccia, le spezie e la pietra focaia, che scatta progressivo e interminabile in un palato di millimetrico equilibrio.
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