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LA GRIFFE

Cecchi Toscana Igt Coevo

Su i Quaderni di WineNews
Vendemmia: 2006
Uvaggio: Sangiovese, Merlot, Cab. Sauvignon
Bottiglie prodotte: 5.000
Prezzo allo scaffale: € 43,00 - 45,00
Proprietà: Famiglia Cecchi
Enologo: A. Fussi, Miria Bracali

“Questo vino è frutto della nostra conoscenza, del nostro sentimento, pensiero, desiderio. Rappresenta la sintesi del nostro passato, memoria della nostra tradizione, testimonianza del nostro territorio, riferimento per il presente ma soprattutto per il futuro”. Eccolo Coevo, dalle parole dei suoi artefici, i fratelli Andrea e Cesare Cecchi. Un nuovo vino, o forse un vino nuovo per un’azienda dalla storia antica, capace però di mettersi in discussione e di innovare, seppure nel segno di una certa continuità. L’ennesimo supertuscan, è vero, capace però a nostro avviso di smarcarsi dal “già visto”, incrociando un’impostazione stilistica originale, centrata, contemporanea, alla ricerca di eleganza e identità, più che di muscoli e facili paradigmi. Le uve arrivano dalle diverse tenute toscane dell’azienda, ma anche sul piano varietale il gioco sembra essere quello: fantasia e tocchi naif su basi solidamente ancorate a terra. Alla terra toscana. Sangiovese dunque, sempre e comunque, a prescindere da tutto e dalle annate, accompagnato di volta in volta dalle uve che si dimostreranno all’altezza. Perché la qualità assoluta è un altro punto su cui Coevo annuncia di non voler mediare. Per il resto l’annata 2006, la prima, parla anche la lingua del Merlot, del Petit Verdot, e in misura minore del Cabernet Sauvignon. Ma è l’orchestra più che i solisti a raccontare la sinfonia di questo vino. Sul piano organolettico è un vino che sa giocare anche in sottrazione e trova la quadratura del cerchio tra le varie componenti anche per via di una certa austerità. Lineare, per certi versi essenziale, seppure in un contesto di maturità e pienezza gustativa. Che tuttavia sa sempre trovare l’allungo, la sorpresa, lo scatto in avanti che mischia le carte, scompagina le certezze, sorprende e colpisce. E che richiama al palato le sensazioni floreali, speziate e minerali del naso, in una dialettica mai fine a se stessa, in perenne movimento, incentrata su una tessitura setosa e chiusa da una grana tannica finissima, quasi vellutata. Un grande vino, insomma, per niente scontato e sempre divertente da assaggiare.

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