Marinella Camerani, in campo, è proprio il caso di dirlo, dagli anni ’80 del secolo scorso, è nel veronese enoico paladina e pioniera indiscussa di biologico e biodinamica, con Corte Sant’Alda e con il progetto più recente di Adalia. I suoi vini sono espressivi e sempre dotati di franchezza assoluta. Il Soave 2018 non ne è che l’ennesima dimostrazione. Ottenuto da un blend di Garganega e Trebbiano di Soave, provenienti dai vigneti di Monte Tombole e Bine Longhe, ha naso che sa di mela matura e agrumi, con caratteristica nota di mandorla fresca a rifinitura. In bocca, lo sviluppo è di bella energia con sapidità e fragranza in primo piano, per un sorso continuo e succoso.
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