Perché la Toscana del vino è così affascinante? Sì certo, le famiglie dalla storia plurisecolare, i luoghi incantati, insomma tutti quegli elementi che da subito abbracciano una bottiglia. Ma c’è anche altro. Spesso chi fa oggi vino, un tempo faceva altro, o meglio, apparteneva a quella ricca schiera di artigiani di alto livello che hanno fatto grande la Toscana. Come un rimando implicito verso quel mondo rinascimentale che ha forgiato questa Regione. Ecco, la famiglia Manetti è conosciuta da molte generazioni nel Chianti, ma non per il vino. La sua notorietà è legata piuttosto alla produzione del cotto dell’Impruneta. Fu proprio l’azienda di Domiziano e Dino Manetti a ricostruire le tegole per il restauro della cupola del Duomo di Firenze e a firmare il pavimento della Galleria degli Uffizi. La loro avventura enologica comincia invece nel 1968, con l’acquisizione dell’attuale tenuta, posta subito sotto la Pieve di San Leonino, nella vallata che si apre a sud di Panzano, denominata da secoli “Conca d’Oro” per la sua eccezionale vocazionalità enoica. Nel 1980 la svolta, quando i figli di Dino, Giovanni e Marco, cominciarono ad occuparsi più da vicino di quella che fino ad allora era la residenza in campagna della famiglia. Nel 1981, accanto alle etichette tradizionali, Chianti Classico e Riserva, fu messo in cantiere, il Flaccianello della Pieve. Sangiovese in purezza, maturato in barrique, a cui fece seguito un Chianti Classico Riserva (allora), ottenuto da un’unica vigna coltivata a Sangiovese con un’aggiunta (allora) di Cabernet Sauvignon, affinato anch’esso in barrique. Nacque così Vigna del Sorbo, prima annata 1985. Da quei tempi pioneristici, molte cose sono cambiate ed oggi la cantina di Panzano, 80 ettari di vigneto coltivati a biologico, per una produzione complessiva di 300.000 bottiglie, è saldamente tra i top brand del Chianti Classico, proponendo un’impronta stilistica ben leggibile, con rossi ricchi e di grande longevità, e pronta anche a giocare nuove sfide. Come quella, per fare l’esempio più recente (2014), di mettere radice in un’altra micro-area di riferimento del comune di Greve: Lamole. Di segno opposto, dal punto di vista della resa stilistica dei vini, qui leggiadri e delicati, e dunque estremamente interessante per la lettura che ne propone un produttore storicamente impegnato nella generosa “Conca d’Oro”. Venendo al vino oggetto del nostro assaggio, il Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Sorbo 2018 è aromaticamente segnato da un fitto dialogo tra frutto e rovere, possiede bocca saporita, ampia, incisiva nei tannini e dal finale in crescendo.
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